Siria, Frattini richiama l’ambasciatore

ROMA – Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha deciso di richiamare per consultazioni l’ambasciatore italiano in Siria, per “dare un forte segnale di riprovazione per le inaccettabili repressioni operate dal regime siriano”. E l’Italia, si legge in una nota della Farnesina, ha proposto anche il richiamo degli ambasciatori di tutti i Paesi dell’Unione europea a Damasco.

“Dobbiamo continuare ad agire per fare in modo che sia il popolo siriano, a cui l’Italia continuerà ad assicurare sostegno e vicinanza, a decidere il suo futuro. Il ministro Frattini sta approfondendo tutte le misure più opportune e ha deciso di richiamare il nostro ambasciatore per consultazioni, al fine di dare un forte segnale di riprovazione per le inaccettabili repressioni operate dal regime siriano”, ha spiegato il sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi, in un’informativa alla Camera.

Immediata la replica del portavoce dell’Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza comune, Catherine Ashton: “La decisione di richiamare gli ambasciatori spetta agli Stati membri, noi non abbiamo nessun ruolo decisionale per questo”.

Intanto, sono almeno sei le vittime dell’assalto condotto all’alba dalle forze di sicurezza siriane a Damasco, nel quartiere di Erbin. Lo denunciano i residenti della capitale, testimoniando l’intensificarsi della repressione messa in atto dal regime di Bashar al-Assad nei confronti dei rivoltosi. Si tratta del primo attacco condotto dalle truppe siriane dall’inizio del Ramadan, i testimoni a Damasco parlano anche di decine di feriti.
Con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, sono entrate in vigore le sanzioni che l’Ue ha imposto su altri cinque membri del regime del presidente siriano Bashar al-Assad. I provvedimenti riguardano il divieto di viaggio nei Paesi dell’Unione e il congelamento dei beni. Tra i nomi compresi nell’elenco, anche quello del ministro della Difesa di Damasco, Ali Habib Mahmoud. Le sanzioni colpiscono anche due membri della famiglia Assad, tra cui uno zio del presidente, e due alti ufficiali del’intelligence, compreso il responsabile dei servizi segreti a Hama, dove l’esercito ha usato i carriarmati per reprimere le proteste.