A Dachau riapre la Cappella italiana

MONACO DI BAVIERA – Venerdì 29 luglio è stata riaperta al pubblico la Cappella votiva “Regina Pacis” sul colle del Leitenberg a Dachau, al termine di importanti lavori di restauro voluti dal Commissariato generale per le Onoranze ai Caduti in Guerra del ministero della Difesa italiano e realizzati in collaborazione con il Consolato generale di Monaco di Baviera.

Tra le autorità presenti, il sottosegretario Carlo Giovanardi, il sindaco della città di Dachau, Peter Bürgel, il console italiano Filippo Scammacca, il commissario generale per le Onoranze ai Caduti in Guerra Vittorio Barbato, il prefetto Luigi Mone e il sindaco di Erdweg Michael Reindl. Presenti anche Christoph Hillenbrand (Regierungspräsident von Oberbayern), Bernhard Seidenath e Martin Güll (Bayerischer Landtag), Ulrich Fritz (Stiftung Bayerische Gedenkstätten), Kay Kufeke (KZ-Gedenkstätte Dachau) e Max Mannheimer, sopravvissuto ai campi di sterminio di Theresienstadt, Auschwitz-Birkenau e Dachau.

Dopo la cerimonia di apertura, presso la Cappella Italiana è stata inaugurata una lapide commemorativa di Giovanni Palatucci, questore della città di Fiume che riuscì a salvare circa 5.000 ebrei dalla deportazione e morì nel campo di concentramento di Dachau il 10 febbraio 1945, a soli 36 anni.

Tra gli interventi di saluto, quello di Carlo Giovanardi, del sindaco Bürgel, di Kay Kufeke, del generale Vittorio Barbato e del presidente del Comites di Monaco di Baviera, Claudio Cumani. Quest’ultimo ha ripercorso in particolare carriera militare e storia personale del generale Gaetano Cantaluppi, militare che partecipò a primo e secondo conflitto mondiale e sopravvisse ai campi di concentramento di Bolzano e Flossenbürg, dove fu imprigionato dai tedeschi perché entrò a far parte del Comitato di Liberazione nazionale di Verona, dopo l’8 settembre. Si deve proprio a Cantaluppi infatti l’idea di realizzare una Cappella in ricordo di tutte le vittime italiane dei campi di concentramento, da erigersi sulla collina del Leitenberg, “luogo utilizzato per liberarsi dei corpi dei prigionieri deceduti che non potevano essere cremati nei forni per mancanza di legna – ha ricordato Cumani, segnalando come qui siano state radunate anche salme provenienti da altri campi di concentramento, in grandissima parte non identificate.

Richiamato anche il sostegno di governo italiano e tedesco e della Chiesa cattolica all’iniziativa, attraverso l’intervento diretto di 3 pontefici, gli artefici materiali (scultori e architetti) del progetto e la cerimonia di inaugurazione ufficiale della Cappella, svoltasi il 31 luglio 1963 alla presenza dei presidenti della Repubblica Federale Tedesca, Heinrich Lübke, e di quello italiano Antonio Segni, ripresa dalle rispettive televisioni statali.

“Da allora sulla Cappella italiana e sul Cimitero del Leitenberg cade il silenzio – ha ricordato Cumani, salutando con soddisfazione e speranza la riapertura del monumento. “Soddisfazione, perché il monumento a tutti i caduti italiani nei Lager, un monumento che raccoglie opere di significativi artisti italiani del ‘900, è stato salvato dal degrado e recuperato. Speranza, – conclude il presidente del Comites – perché ci auguriamo che questa giornata segni la riscoperta di questo nostro pezzo di storia e di arte e ne avvii la valorizzazione, rendendo così onore a coloro cui è dedicato, gli italiani morti per la libertà di tutti i popoli”.