Berlusconi anticipa la manovra. Bersani: «Va cambiata»

ROMA – Pareggio di bilancio anticipato al 2013, un contatto in agenda per la notte con il presidente americano Barack Obama e telefonate con tutti i leader europei (da Angela Merkel a Sarkozy, da Zapatero a Van Rompuy) per coordinare misure, riforma del mercato del lavoro, accordi con il Parlamento per inserire in Costituzione il vincolo del pareggio di bilancio, grande feeling con l’Udc ma porta aperta a tutte le opposizioni se vorranno collaborare con idee migliorative, perchè ”la speculazione internazionale ha posto una attenzione particolarissima su di noi” e siamo noi i primi a dover ”porre un argine”. Silvio Berlusconi fa di tutto per contrastare l’immagine di chi lo vuole come un leader in declino, un capitano che non sa tenere saldo il timone della nave Italia, un premier isolato nel consesso internazionale.


L’idea di anticipare il pareggio di bilancio non aveva da subito convinto il premier, ma dopo l’ulteriore crollo della borsa, Berlusconi alla fine decide la ‘svolta’, anche dopo una telefonata decisiva con Angela Merkel (a pochi minuti dall’inizio della conferenza stampa convocata a mercati chiusi) e dopo il pressing insistente del ministro del Tesoro Giulio Tremonti.


«Devi anticipare la manovra e la Germania ti darà tutto il suo appoggio, metterà il suo peso sui mercati se tu lo fai», rompe le ultime resistenze del Cavaliere la Cancelliera tedesca. La decisione matura anche tenendo conto di ciò che al premier aveva chiesto il leader Udc Pier Ferdinando Casini, con il quale adesso si riapre un canale di dialogo che rende nervoso il Pd. E sono molti i ministri e gli esponenti del Pdl (da Sacconi a Matteoli, da Romano a Crosetto) che ora spingono il Cavaliere a riallacciare i rapporti con i centristi, isolando l”’irresponsabile” Pd.


Così, dopo una giornata di intensi contatti, con Giulio Tremonti da una parte e Gianni Letta dall’altra, il premier annuncia ciò che ancora ieri era impensabile, anche se ancora non è fissata una data di un consiglio dei ministri per modificare – anche attraverso delega fiscale e assistenziale – le misure che nella manovra avrebbero portato al pareggio di bilancio nel 2015. Modifiche, si picca di precisare orgoglioso Berlusconi, assunte non perchè sollecitate dalla Bce ma per ”rispondere ad una esigenza dei mercati che non sono governati da nessuno”, nè certo perchè la manovra è da buttare, come dice il Pd, perchè anzi ”l’impianto è positivo ed ha avuto apprezzamenti precisi” a livello internazionale ”ma la situazione sui mercati finanziari mondiali consiglia l’accelerazione di queste misure”.


Il mondo, spiegano da Palazzo Chigi, è cambiato in una notte e l’Italia per prima si è dovuta muovere, seppur di concerto con gli altri, avendo gli speculatori dedicato a noi ”una particolarissima attenzione” ed essendo quindi necessario noi per primi ”porre subito degli argini”. E’ toccato a noi – rilevano sempre fonti del governo – anche se l’Italia ha sempre onorato il suo debito e mai è andata in default. E ora si dovranno assumere misure concertate con gli altri (a giorni sarà convocato un G7 dei ministri delle Finanze che potrà trasformarsi in un G8 dei capi di Stato e di Governo) perche’ ”la crisi è globale, la crisi finanziaria colpisce tutti i Paesi e non rispetta né la realtà economica né i fondamentali economici”.


Altro che immobilismo, rintuzza le critiche il premier, che non minimizza e ammette anzi ”una situazione molto difficile”. L’Italia comunque si muove (”Come vedete palazzo Letta, cioe’ palazzo Chigi – incorre in un lapsus il premier – non chiude i battenti ad agosto…”), il governo lavora, il Parlamento riapre e anche con le opposizione si lavorerà, perchè ”siamo sempre stati disponibili a discutere un miglioramento delle nostre proposte con chi fosse portatore di idee di miglioramento e lo siamo anche questa volta”.


Quanto ai rapporti con Tremonti, Berlusconi vuole stoppare le malevole interpretazioni dell’ennesima divergenza con il suo ministro del Tesoro, che in conferenza stampa sostiene che la anticipazione della manovra fosse stata ipotizzata ieri nell’incontro con le parti sociali mentre il premier lo nega (”evidentemente mi ero alzato in quel momento chiamato da un collega al telefono”). Giulio Tremonti bisbiglia qualcosa all’orecchio del Cavaliere, invitandolo a spiegare. E allora il premier afferra la mano del suo ministro del Tesoro e dice sorridendo:


– Io e Tremonti dobbiamo risolvere un contenzioso, abbiamo deciso di sfidarci a duello domattina all’alba, dobbiamo solo scegliere l’arma.


Poi aggiunge:


– Non si possono più vedere queste invenzioni su di noi e sentire parole che non corrispondono a ciò che pensiamo”.


Bersani insiste: «Va cambiata»


Tra emergenza mercati e allarme Pil, il premier Silvio Berlusconi prova ad accelerare le misure anti-crisi. E politicamente tenta di rompere l’asse delle opposizioni, facendo propria le proposta del Terzo Polo di rendere costituzionale il pareggio di bilancio. Una mossa che rischia di isolare il Pd visto che Pier Luigi Bersani insiste sul ”passo indietro” del governo e boccia come ”irresponsabile” l’anticipo della manovra senza correzioni. Ma in nome della bandiera italiana il segretario democratico garantisce che il Pd è ”pronto a fare la sua parte, comunque, anche davanti a degli irresponsabili”.


La mancata richiesta di dimissioni da parte del leader Udc Pier Ferdinando Casini ha ridato fiato nei giorni scorsi alle colombe del centrodestra, pronte ad elogiare la responsabilità dei centristi contro ”il disfattismo” del Pd. Oggi Berlusconi e Tremonti hanno fatto propria la proposta del Terzo Polo di fissare sulla Carta l’obbligo del pareggio di bilancio. Un’apertura che il Terzo Polo saluta con favore: ‘


– E’ positivo che il governo abbia accolto la nostra proposta, confermiamo la nostra collocazione all’opposizione, ma anche lo spirito di serietà nazionale che anima il Terzo Polo.


Non trovano ascolto immediato, invece, le 5 proposte del Pd che, dalle colonne del ‘Sole 24’, Bersani ha ricordato: riforma del fisco e della Pubblica amministrazione, liberalizzazioni, nuove politiche industriali e correzione della manovra. Riforme, però, che ”richiedono tempo, credibilità e un clima di convinto sforzo comune”, sostiene il leader Pd rinnovando la richiesta di dimissioni del governo.


Una durezza che l’ala più moderata dei democratici tenta smussare per evitare le critiche di disfattismo.


– La maggioranza – sostiene il deputato Francesco Boccia – utilizzi questi giorni di agosto per costruire una proposta di unità nazionale considerando i cinque punti chiari proposti da Bersani e la commissione per la crescita di Casini.


Il leader Pd, tenendo ferma la sua richiesta di svolta politica, oggi mette l’accento sulla responsabilità dei democrats:


– Noi la nostra parte – afferma da Palermo Bersani – la facciamo comunque, anche davanti a degli irresponsabili. Se ad agosto fanno qualcosa noi siamo lì con le nostre proposte. Ma non ci si chieda di credere che sia efficace quello che può fare un governo inconsapevole e palesemente impotente. Uno scetticismo che ribadisce anche all’annuncio della riforma costituzionale sul pareggio di bilancio:


– Il pareggio di bilancio lo hanno garantito loro, ma se hanno bisogno della Costituzione vuol dire che non ci credono neanche loro. E soprattutto – incalza il leader Pd – una modifica della Costituzione chiede dei tempi che non sono certamente congrui rispetto all’emergenza che stiamo vivendo.


Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, poi, stronca l’annuncio fatto dal premier Silvio Berlusconi e dal ministro Giulio Tremonti in termini severi e determinati.


– Al di la delle fumisterie costituzionali, andiamo alla sostanza: anticipare la manovra senza cambiarla sarebbe un colpo gravissimo al paese dal punto di vista economico e sociale – sottolinea -Noi – come abbiamo ripetuto siamo pronti a discutere anche in agosto e a prenderci le nostre responsabilità per trovare soluzioni urgenti ma non a fare discussioni inutili come quella di tre giorni fa né ad accodarci a scatola chiusa alle decisioni di un governo che è stato fin qui fallimentare.