Libia, Tripoli accerchiata. Calderoli: “Stop a missione”

TRIPOLI – Tripoli è accerchiata: i ribelli libici si sono fatti strada, aiutati dai raid della Nato, e a sei mesi esatti dall’inizio della rivolta, scoppiata il 15 febbraio scorso, sentono l’odore della capitale. I reporter stranieri hanno confermato la conquista di Zawiah, snodo strategico a una manciata di chilometri a ovest di Tripoli, mentre gli insorti sferravano un attacco a Garyan, meno di 100 km a sud della capitale. Altri scontri di minore entità si registrano a Sorman (a est di Zawiah), che gli insorti affermano di aver conquistato, e Ras Jedir (al confine con la Tunisia).

A Misurata, la ‘città martire’ stretta tra Tripoli e Sirte, i ribelli hanno posto fine ai bombardamenti sulla città conquistando Tawargha, dove erano piazzate le batterie del rais. La capitale libica è di fatto già isolata, tanto che alcuni giornalisti di SkyNews e Reuters che avevano ottenuto il visto dal governo del rais per entrare nella capitale sono stati costretti a tornare sui propri passi e rientrare in Tunisia: la conquista di Zawiah, una delle città simbolo della rivolta, ha un peso psicologico molto importante, con i ribelli che ora possono tagliare definitivamente l’ultima via di rifornimento via terra, e quindi chiudere il rubinetto al carburante e al cibo che arrivavano dalla Tunisia. A Zawiah, i ribelli hanno issato la propria bandiera nel centro della città, divenuta un simbolo della rivolta dopo la sanguinosa repressione a marzo delle manifestazioni anti-regime per mano della temibile 32ª Brigata guidata da Khamis Gheddafi. La principale moschea, nel centro di Zawiah, venne rasa al suolo. I fedelissimi del rais sono attestati fuori dalla città, lungo la strada che porta a Tripoli, e da alcune postazioni fanno fuoco con l’artiglieria. Ma sui tetti degli edifici si annidano ancora i cecchini del regime, almeno dieci ribelli sarebbero stati uccisi, riferiscono gli stessi insorti.

Stamani, i ribelli hanno poi sferrato l’attacco a Garyan, un centinaio di chilometri a sud della capitale: “Controlliamo il 70% della città ma la battaglia è ancora in corso”, ha detto un ribelle. I cronisti, attestati a una decina di chilometri dal fronte, confermano gli scontri a fuoco, mentre dalla città si levano alte almeno sei colonne di fumo nero.
Una brigata di Gheddafi sarebbe stata circondata, mentre un altro gruppo di soldati del rais sarebbe asserragliato in un ospedale, utilizzando i pazienti come scudi umani. Una volta che gli insorti avranno stabilizzato il controllo di Zawiah e Garyan, assicurano di voler puntare sulla capitale libica: “Il prossimo obiettivo è Tripoli”, sottolineano. E mentre la strategia degli insorti, accerchiare e isolare la capitale, sembra arrivata al punto di svolta, in Italia si riapre il dibattito politico. “A settembre non si rivota più niente – ha tuonato il ministro della Semplificazione normativa, Roberto Calderoli -. A fine settembre per noi l’argomento Libia è chiuso! Non ci si venga più a parlare di impegni internazionali perché gli altri Paesi prendono le proprie decisioni autonomamente”. Quanto a possibili tensioni con il Quirinale, l’esponente leghista è chiaro: “E’ il governo che dispone delle risorse per le missioni militari”.