Cile: la marcia dei 100.000 studenti. Educazione gratuita ‘para todos’

SANTIAGO DEL CILE – Nonostante la pioggia e il freddo pungente, circa 100.000 studenti sono sfilati ieri, per la sesta volta in tre mesi per le strade di Santiago del Cile per chiedere la riforma dell’istruzione pubblica. Accompagnati da familiari, lavoratori di differenti settori e semplici cittadini, i manifestanti sono partiti dalla centrale Piazza degli Eroi e hanno avuto come punto di arrivo la Facoltà di Ingegneria dell’Università del Cile.
All’inizio del corteo, giovani incappucciati hanno eretto barricate e si sono scontrati con la polizia, comunque non vi sono stati arresti. “La via non è la violenza, né le molotov, perchè nel passato ciò ci ha portato alla perdita della democrazia”, ha avvertito nelle stesse ore il presidente Sebastian Piñera. Che, comunque, ha ammesso: “È necessario migliorare la qualità dell’istruzione pubblica”.


Gli studenti però esigono molto di più. Il loro obiettivo è quello di convincere il governo a porre fine alla cosiddetta ‘bolla dell’istruzione pubblica’. Cioè al forte indebitamento che le famiglie cilene devono contrarre con le banche private affinchè i propri figli possano permettersi di studiare nei carissimi istituti privati, in quanto l’istruzione pubblica è garantita (o sarebbe meglio dire parzialmente garantita) da pochissimi istituti cui è possibile accedere in forma gratuita, la cui qualità è tuttavia pessima. Nelle scuole private cinque anni di studi possono arrivare a costare fino a 40.000 dollari, un esborso enorme che in pratica taglia fuori le classi meno agiate dalla possibilità di ricevere un’istruzine di qualità.


Mercoledì il ministro dell’istruzione pubblica, Felipe Bulnes ha proposto un abbassamento dal 5,6 al 2% degli interessi su tali crediti ‘a favore’ degli studenti (la misura avrebbe carattere retroattivo a partire dal 2006), e un maggior numero di borse di studio e prestiti statali per gli studenti provenienti da famiglie meno facoltose.
“Il governo ci ha voltato nuovamente le spalle”, hanno replicato gli studenti in protesta, attraverso le voci dei propri leaders, che hanno fatto notare le contraddizioni di un governo che “non può essere complice del reato di lucro con l’istruzione pubblica”. “Noi non vogliamo migliorare il sistema, il sistema deve essere cambiato” ha affermato la studentessa Camila Vallejo, di fronte ad una terza proposta da parte dell’esecutivo cileno riguardo il superamento dell’attuale crisi politica. La portavoce della Confederación de Estudiantes de Chile ha poi ricordato che lo scopo delle mobilitazioni degli ultimi tre mesi non è quello di arrivare ad una legge che regoli di fatto il profitto delle banche nel settore scolastico, ma quello di mettere fine al modello educativo neoliberista, imposto a partire dal 1973 dalla dittatura di Augusto Pinochet.


Gli studenti ritengono che il governo di Sebastián Piñera abbia davanti a sé la storica opportunità di optare per un cambio in tal senso.