Crisi, Napolitano striglia tutta la classe politica

RIMINI – L’angoscia del presente e il dovere di dare subito risposte adeguate alla crisi, non alimentando illusioni ma parlando il linguaggio della verità per favorire una svolta autentica che si impone se si intende rilanciare il Paese. Questi i paletti che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano pianta con forza nel suo intervento al Meeting di di Comunione e Liberazione apertosi a Rimini, più volte sottolineato dal fragore degli applausi.

Il Capo dello Stato sottolinea che “è un fatto che oramai da settimane, da quando l’Italia e il suo debito pubblico sono stati investiti da una dura crisi di fiducia e da pesanti scosse e rischi sui mercati finanziari, siamo immersi in un angoscioso presente, nell’ansia del giorno dopo, in una obbligata e concitata ricerca di risposte urgenti”.

Per Napolitano, “a simili condizionamenti e al dovere di decisioni immediate non si può sfuggire” perché “le sfide che abbiamo davanti sono più che mai ardue, profonde e di esito incerto”. Questo “ci dice la crisi che stiamo attraversando: crisi mondiale, crisi europea e, dentro questo quadro, l’Italia con il suo carico di problemi antichi e recenti, di ordine istituzionale e politico, strutturale, sociale e civile”.

Dinanzi a “fatti così inquietanti” e “crisi gravi”, “bisogna parlare il linguaggio della verità, perché esso non induce al pessimismo ma sollecita a reagire con coraggio e con lungimiranza”. Ma, si chiede Napolitano: “Abbiamo, noi qui in Italia, parlato in questi tre anni il linguaggio della verità? Lo abbiamo fatto abbastanza, tutti noi che abbiamo responsabilità nelle istituzioni, nella società, nelle famiglie, nei rapporti con le giovani generazioni?”. E avverte: “Stiamo attenti: dare fiducia non significa alimentare illusioni. Non si dà fiducia e non si suscitano le reazioni necessarie minimizzando o sdrammatizzando i nodi critici della realtà, ma guardandovi in faccia con intelligenza e con coraggio: il coraggio della speranza, della volontà, dell’impegno operoso e sapiente, fatto di spirito di sacrificio e di massimo slancio creativo e innovativo”.
Napolitano esorta a “rendere chiaro quale sia la posta in gioco per l’Italia: ridare vigore e continuità allo sviluppo economico, sociale e civile. E far ripartire la crescita in condizioni di stabilità finanziaria, non rischiando di perdere terreno in seno all’Europa e nella competizione globale, di vedere frustrate energie e potenzialità presenti e visibili nel Paese, di lasciare insoddisfatte esigenze e aspettative popolari e giovanili e di lasciar aggravare contraddizioni, squilibri e tensioni di fondo”.

Napolitano chiede di “liberarsi da approcci angusti e strumentali”, nel momento in cui “ci apprestiamo a discutere in Parlamento nuove misure d’urgenza”. E qui dà una duplice bacchettata, al governo e all’opposizione.

Rivolto al governo, si chiede: “Possibile che si sia esitato a riconoscere la criticità della nostra situazione e la gravità effettiva delle questioni, perché le forze di maggioranza e di governo sono state dominate dalla preoccupazione di sostenere la validità del proprio operato, anche con semplificazioni propagandistiche e comparazioni consolatorie, su scala europea?”.

Ne ha anche per la minoranza: “Possibile che da parte delle forze di opposizione ogni criticità della conduzione attuale del Paese sia stata ricondotta a omissioni e colpe del governo, della sua guida e della coalizione su cui si regge?”. E conclude: “Lungo questa strada non si poteva andare e non si è andati molto lontano”.

Ecco che “occorre più oggettività nelle analisi e più misura nei giudizi, più apertura e meno insofferenza verso le voci critiche e le opinioni altrui”. “Bisogna portarsi tutti all’altezza dei problemi da sciogliere e delle scelte da operare: scelte non di breve termine e di corto respiro, ma di medio e lungo periodo. S’impone un’autentica svolta per rilanciare la crescita in tutto il Paese. Faccia ora il Parlamento le scelte migliori, attraverso un confronto davvero aperto e serio” anche perché “il prezzo che si paga per il prevalere di calcoli di parte e di logiche di scontro, nella sfera della politica, sta diventando insostenibile”.