Siria, Oltre duemila morti nelle repressioni di Assad

GINEVRA – In Siria e’ salito a oltre 2.200 morti il bilancio delle repressioni contro l’opposizione condotte dal regime di Bashar al Assad da quando e’ iniziata la rivolta di piazza, lo scorso marzo: lo rende noto da Ginevra l’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani, Navi Pillay. Il bilancio precedente parlava di un numero oscillante fra i 1.900 e i 2.000 morti. ‘’A oggi oltre 2.200 persone sono state uccise da quando le proteste di massa sono iniziate a meta’ marzo e si ha notizia di oltre 350 persone uccise dall’inizio del Ramadan’’, il mese di digiuno islamico iniziato il primo agosto scorso, ha riferito la Pillay al Consiglio Onu sui Diritti Umani, che e’ riunito nella citta’ svizzera per discutere della situazione in Siria. ‘’Le forze di sicurezza e militari continuano a impiegare un uso eccessivo della forza, compresa l’artiglieria pesante, per stroncare pacifiche manifestazioni e riprendere il controllo sugli abitanti di varie citta’’’.


Le pressioni occidentali “sono senza valore”, le “loro minacce” solo parole e comunque ogni eventuale azione militare contro la Siria “avrà conseguenze assai più vaste di quanto loro potrebbero sopportare”: così il presidente siriano, Bashar al Assad, ha risposto stasera alle richieste di dimissioni a lui rivoltegli nei giorni scorsi da Usa e da alcuni Paesi europei. Subito dopo la fine dell’intervista trasmessa in tv, nella quale Assad ha anche promesso riforme a breve ed elezioni legislative entro il marzo del 2012, migliaia di siriani si sono riversati nelle strade per chiedere la caduta del regime in quasi tutti gli epicentri della rivolta, provocando la reazione degli agenti che – secondo gli attivisti – avrebbero aperto il fuoco contro i manifestanti.


Le fonti precisano che cortei sono in corso nei sobborghi di Damasco, nel cuore della capitale nel quartiere Midan, in alcuni quartieri periferici di Aleppo nel nord, ad Albukamal e Dayr az Zor nell’est, a Homs e Hama nel centro, a Idlib nel nord-ovest, a Daraa nel sud. In undici anni di potere al Assad non aveva mai rilasciato un’intervista alla tv di Stato siriana, ma ha deciso di farlo ieri sera due mesi dopo l’ultimo suo discorso alla nazione e a cinque mesi dall’inizio delle manifestazioni popolari anti-regime e della conseguente repressione che, secondo attivisti, ha causato la morte di oltre 2.000 civili. Vittime che il regime non riconosce, che il rais non ha menzionato e che i due intervistatori della tv di Stato non hanno ricordato.


Rispondendo alle domande dei giornalisti, Assad ha dunque snocciolato le tappe del “processo di riforma”: “Entro la fine del Ramadan (fine agosto, ndr) – ha detto – sarà varata la nuova legge sui media”, mentre già dalla prossima settimana saranno accolte “le richieste per dar vita a un proprio partito in linea con la nuova legge sul multipartitismo”. Assad ha poi ricordato che sono già in corso le discussioni all’interno della base e dei vertici del partito Baath per l’emendamento dell’articolo 8 della costituzione, che da quasi mezzo secolo conferisce di fatto la supremazia al partito nella politica e nella società. “Dopo la discussione sugli emendamenti costituzionali – ha aggiunto – ci saranno le elezioni. Entro dicembre credo quelle amministrative, ed entro febbraio 2012 quelle legislative”.