Da destra a sinistra, i Sindaci sul piede di guerra

MILANO – I Comuni italiani sono in mobilitazione permanente contro i tagli previsti nella manovra agli enti locali e lo resteranno finchè non saranno accolte le loro richieste, cioè la cancellazione dei tagli e lo stralcio della norma che cancella i consigli comunali nei paesi con meno di mille abitanti. Nemmeno l’incontro in prefettura a Milano con il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha sbloccato la situazione. D’ altronde a vertice di Arcore era ancora in corso e il ministro non ha potuto fare annunci nè promesse. E neanche le notizie arrivate in serata sulle modifiche alla manovra hanno rasserenato il clima.
– Il giudizio – ha spiegato il presidente facente funzioni dell’associazione dei Comuni Osvaldo Napoli – si configura più negativo che positivo.


Anche secondo il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, c’è stato solo qualche ‘’piccolissimo passo indietro’’ e l’unica soluzione è la mobilitazione. I Comuni si preparano a una lotta dura e hanno convocato per questo pomeriggio a Roma un direttivo dell’Anci. Il documento che una delegazione di sindaci bipartisan (fra cui Marta Vincenzi di Genova, Piero Fassino di Torino, Gianni Alemanno di Roma e Pisapia) ha consegnato al ministro parla della possibilità di ‘’forme di disobbedienza istituzionale come l’interruzione di tutte le attività di servizio e collaborazione dello Stato’’. In concreto, questo potrebbe portare a una interruzione del servizio di anagrafe o delle ordinanze urgenti.


Ma nessuno dei sindaci che ieri mattina ha partecipato alla manifestazione milanese vorrebbe arrivare a tanto. All’appuntamento al grattacielo Pirelli si sono presentati con la fascia tricolore molti più dei seicento sindaci attesi, tanto che l’auditorium Gaber non è riuscito a contenerli.


– Al di là delle aspettative, quasi duemila – ha detto l’ organizzatore della protesta, Attilio Fontana sindaco leghista di Varese e presidente di Anci Lombardia, che per commentare le modifiche alla finanziaria preferisce aspettare di vedere il testo. Dall’auditorium la protesta si è spostata in piazza. In corteo i sindaci di centrosinistra e centrodestra (il leghista Flavio Tosi vicino a Pisapia e al sindaco di Bari Michele Emiliano) hanno sfilato per le vie del centro con cori da stadio urlando ‘le risorse dell’Italia siamo noi’ e cantando l’Inno di Mameli (coro su cui gli esponenti del partito di Bossi hanno glissato).


Arrivati in piazza Scala è iniziato il comizio. Tosi ha avvisato il governo che ‘’non basta il dimezzamento dei tagli’’. Tutti i sindaci hanno spiegato che è il governo a dovere tagliare non gli enti locali già falcidiati dalle due ultime manovre, perchè altrimenti non si possono garantire i servizi fondamentali.
– Se i tagli non vanno via – ha chiarito Alemanno -, dovremo portare i disabili e le persone delle mense della Caritas davanti a Palazzo Chigi.


I Comuni propongono che di dimezzare il numero dei parlamentari, di rivedere il patto di stabilità e premiare gli enti ‘virtuosi’. Suggeriscono una ‘’bicameralina veloce’’ ha spiegato il sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio, vicepresidente Anci, per rivedere ‘’l’architettura istituzionale’’, elemento su cui c’è la disponibilità di Maroni.


– Siamo ad un limite – ha concluso Fassino – sotto cui sono in discussione i servizi. Qui è in gioco quello che accade a milioni di famiglie.


Ed è per questo che la protesta continua.