Pirlo e l’isola azzurra: “Io qui mi diverto molto”

FIRENZE – Potesse girare un film, lui che il regista lo fa di mestiere ma in mezzo al campo da calcio, Andrea Pirlo saprebbe già come titolarlo. Italia, isola felice. Invece é costretto quotidianamente a veder scorrere altri fotogrammi: club in crisi in Europa, stadi semivuoti e fatiscenti, terreni di gioco pericolosi, polemiche a sfondo politico. Poi arriva la nazionale e un pò di sereno, anzi di azzurro, si riaffaccia.


“Io qui in nazionale mi diverto. Attenzione – dice il centrocampista – ci riesco anche alla Juve, è quel che provo a fare in ogni squadra in cui gioco”.


Ma l’isola felice della nuova nazionale è una parentesi di serenità. E’ questa voglia di divertimento puro, e non l’ingaggio (tra parentesi, dal netto del Milan al lordo della Juve) ad averlo spinto a cambiar maglia quest’anno. Ed è lo stesso motivo per cui la formula Prandelli gli piace davvero.


“Siamo il volto migliore del nostro calcio in Europa, questo è certo – sostiene Pirlo dal ritiro di Coverciano – Dobbiamo salire ancora molti gradini, al momento il modello Spagna è lontano: il Barcellona visto lunedì col Villarreal è imbattibile, gioca e si diverte. Però l’idea di Prandelli di un calcio palla a terra e veloce ti ridà il senso del divertimento, in allenamento e in partita. Stiamo a metà tra la Spagna mondiale e il Milan di Ancelotti”.


Ed è una boccata di ossigeno, una finestra spalancata sulla speranza.


“Dissi due anni fa che il terreno di gioco di San Siro era pericoloso – ricorda da Coverciano – e che per fare un gioco come quello della Spagna bisogna avere anche certi prati…Non è cambiato molto. Chiunque giri per l’Europa vede stadi e manti erbosi migliori. E dal confronto, è chiaro che il nostro calcio è indietro per competitività, ha ragione Galliani”.


Inevitabile la parentesi sullo sciopero, per Pirlo segnale di malesseri più ampi. “Noi calciatori volevamo giocare, alcune società avevano interesse a rinviare: se hai 40 giocatori in rosa, non c’é dubbio, hai sbagliato i calcoli. E poi non firmi l’articolo 7…Quanto all’emendamento Calderoli – aggiunge – nessun problema, pagheremo quel che c’é da pagare. Ma attenzione, lo facciano tutti, anche chi non dichiara”.
Anche Pirlo, come Buffon, è convinto che la politica abbia usato l’argomento per sviare. “Non si doveva intromettere, ma quando ci siamo di mezzo noi calciatori vogliono mettere tutti il becco”.


E poi c’é la questione dei contratti al netto: “Se un accordo stabilisce che le tasse le paga la società, non vedo perché considerarlo carta straccia – è convinto Pirlo – ma poi una soluzione si trova sempre”.
In ogni caso, discorsi che riguardano altri. Ad esempio Cassano. “La sua rabbia per il gol in fuorigioco di Gila in allenamento? Ci teniamo sempre anche in partitella – racconta Pirlo sorridendo – Lunedì avevamo perso, oggi (ieri per chi legge, n.d.r.) volevamo vincere, e alla fine qualcuno si è incazzato”. Però, assicura Pirlo, l’eterno Peter Pan del calcio azzurro è cresciuto: “Più o meno nervoso? Io lo vedo sempre uguale. Intendo con la stessa voglia. La sua crescita è evidente, il bambino gli ha fatto bene”.
Chi deve ancora crescere è invece Balotelli: “Ha i colpi da campione, ma deve far vedere ancora molto altro”.


Un pò come la sua Juve: “Tanti cambi e la voglia di tornare protagonisti: ora Conte ha bisogno di esterni e la società si sta orientando su quelli, il Milan è ancora avanti ma il nostro obiettivo minimo è la zona Champions”.


Ci sarà tempo per pensarci, sempre che riprenda il campionato. Ma in fondo sull’isola Italia non si sta poi così male.