Rischio boom di cause colpiti fino a 130 mila pensionandi

ROMA – Gli interventi sul sistema previdenziale ipotizzati nel vertice di maggioranza saranno con tutta probabilitá modificati se non addirittura eliminati: é quanto emerge in ambienti Pdl dopo il polverone che si é alzato sull’impatto sociale della manovra e sui rischi di una valanga di cause in particolare per quanto riguarda le norme sul riscatto degli anni di laurea e sull’anno di servizio militare. Ieri il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi ha incontrato i vertici degli entri previdenziali e per oggi é previsto un incontro con il ministro della semplificazione Roberto Calderoli proprio sull’impatto ‘’sociale’’ degli interventi in materia previdenziale.


L’esclusione dei periodi di laurea e di servizio militare riscattati dal calcolo dei 40 anni di anzianitá contributiva per uscire dal lavoro senza limiti di etá annunciata l’altro giorno, infatti, potrebbe riguardare circa 100.000 lavoratori l’anno (secondo i calcoli piú prudenti, 130.000 secondo stime sindacali) persone che a fronte di aspettative ‘’tradite’’ potrebbero decidere di avviare un contenzioso con buone possibilitá di vincere la causa. I nodi sul tappeto sono diversi e renderanno difficile mantenere in campo l’intervento aprendo la via a modifiche.


In particolare le ipotesi avanzate dalla maggioranza danneggiano chi ha riscattato gli anni di laurea. Chi va in pensione con il metodo retributivo e 40 anni di anzianitá, infatti, puó ricevere al massimo l’80% della media delle retribuzioni degli ultimi anni. In questo caso l’esclusione degli anni di laurea dal conteggio dei 40 anni varrebbe non solo per i tempi di pensionamento (con un rinvio di 4 anni) ma anche per il calcolo dell’assegno dato che il rendimento massimo non puó superare l’80%. Chi ha riscattato gli anni di laurea sarebbe quindi doppiamente beffato perché avrebbe pagato per non ottenere nulla in cambio.


L’accordo inoltre non chiarisce quale sará la sorte dei lavoratori che avevano piú di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, fino ad ora rassicurati dal calcolo della loro pensione su base retributiva (chi ne aveva meno ricadeva nel misto mentre gli assunti dal 1996 hanno il metodo contributivo). Non é chiaro se lo scorporo degli anni di servizio militare e di laurea andrá a decurtare quel ‘’pacchetto’’ facendo rientrare una parte di loro tra coloro che avevano meno di 18 anni di contributi e quindi inseriti nel gruppo del calcolo ‘’misto’’, retributivo-contributivo. Appare infine a rischio anche il fronte della differenziazione tra chi va in pensione con le quote (60 anni di eta’ e 36 di contributi nel 2011, dei quali nel caso 32 di effettivo lavoro oltre agli anni di laurea), che mantiene il diritto a fare valere gli anni riscattati, rispetto a chi va con 40 che si troverebbe invece a lavorare 40 anni effettivi (non valendo ai fini dell’uscita gli anni riscattati).