Manovra: sulle pensioni dietrofront. Torna l’Iva?

ROMA – Salta la norma sulle pensioni che riguarda il calcolo degli anni di università e del servizio militare ai fini dell’anzianità. La decisione è arrivata dopo un incontro ieri mattina al ministero dell’Economia tra il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, quello della Semplificazione, Roberto Calderoli, e i tecnici di via XX settembre sulla manovra. Assente il ministro dell’Economia Giulio Tremonti.


Per compensare le risorse che sarebbero arrivate dalla norma sulle pensioni, circa 1,5 mld tra il 2013 e il 2014, i tecnici del Tesoro, a quanto si apprende da fonti di maggioranza, puntano a un rafforzamento dei poteri dei Comuni in materia di lotta all’evasione.


Per il resto si è tornato a parlare di un aumento dell’Iva e del contributo di solidarietà che hanno riaperto il tam-tam di voci di un vertice di maggioranza e di una riunione del Consiglio dei ministri per autorizzare la fiducia sul provvedimento. Indiscrezione smentita da una nota di palazzo Chigi, costretto a puntualizzare che la convocazione del cdm di oggi è solo per concludere l’iter del dl per la semplificazione dei processi civili. Slittato di nuovo il termine per la presentazione, gli emendamenti in commissione Bilancio sono 1300, numero che rafforza i rumors sulla fiducia.


Preoccupato dall’incertezza sui tempi, da Palazzo Madama, dove si è svolto un vertice tra governo e maggioranza, è stata fatta filtrare la sollecitazione del presidente Renato Schifani, che ha invitato esecutivo e coalizione di centro destra a presentare “in tempi immediati” le varie proposte emendative.


Bersani: “Governo nel caos, si dimetta”, opposizioni tra minacce e sfottò
ROMA – Tra sfottò per la retromarcia a meno di 48 ore dal vertice di Arcore e minacce di Aventino, l’opposizione assiste all’impasse della maggioranza sulla manovra. Un ‘’caos’’ di tale entità che Pier Luigi Bersani arriva a proporre la ‘supplenza’ del Parlamento per arrivare ad approvare la manovra sulla base delle proposte del Pd.

– Poi, il governo prenda finalmente atto della sua condizione e passi la mano – è la conclusione del segretario Pd, condivisa da Di Pietro.

E’ andata frustrata anche ieri la volontà delle opposizioni di dare battaglia a colpi di emendamenti in commissione a Palazzo Madama. Tutto rinviato a oggi, annuncia poco prima delle 18 il sottosegretario Antonio Gentile, dopo che il capogruppo Pd Anna Finocchiaro aveva dato l’ultimatum: o il testo del governo arriva entro le 18 in commissione o ‘’noi non parteciperemo più ai lavori perchè la nostra permanenza in commissione è del tutto inutile’’.

D’altra parte l’annuncio del ritiro delle norma sulle pensioni aveva chiarito già in mattinata che ‘’l’oracolo di Delfi’’ del vertice di lunedì, come ironizza il Pd, non aveva sciolto i nodi.

– Da molto tempo – ha commentato -, diciamo che maggioranza e governo non sono in grado di portarci fuori dai pericoli, ma solo di aggravarli. Solo per evitare rischi molto seri, come un nuovo attacco speculativo delle borse, si è disposti ad assumere la responsabilità di approvare la manovra sulla base delle proposte del Pd, solide sul piano di finanza pubblica ed eque sul piano sociale. A condizione che però, subito dopo l’ok delle Camere, il governo alzi bandiera bianca e si dimetta.

Torna a chiedere la fine della legislatura anche il leader Idv Antonio Di Pietro:
– Ci troviamo di fronte a un governo totalmente imbambolato, rincretinito, nel pallone, smentito dalla sua stessa maggioranza che ha presentato 600 emendamenti e che ancora non riesce a presentare una manovra che sia credibile.

Da tempo ha, invece, rinunciato a chiedere le dimissioni del governo il leader Udc Pier Ferdinando Casini che ironizza sulla volontà di collaborazione delle opposizioni.

– Noi – commenta Casini – vogliamo collaborare, ma su che cosa? Il governo cambia idea ogni giorno.

Vescovi, uscire dal pantano altrimenti il paese affoga

ROMA – Si procede “a tentoni’’, senza “un orizzonte che faccia comprendere ai cittadini-contribuenti che si sta operando nell’interesse superiore del Paese, con lo sguardo volto alle nuove generazioni’’. Ma se “ciascuno è chiamato a compiere sacrifici, inutile nasconderlo’’, prima che sia troppo tardi “occorre investire sul futuro, con programmi almeno decennali, in una sorta di rilancio nazionale indispensabile per uscire dal pantano in cui rischiamo di affogare’’. Il Sir, agenzia promossa dalla Cei, sintetizza così il malumore che si respira nel mondo cattolico sull’ultima versione della manovra, soprattutto su quell’assenza di riforme strutturali che fa parlare il giornale dei vescovi, Avvenire, di “una toppa’’ che stavolta “rischia di creare un buco’’.

“L’impianto di metà agosto è stato capovolto – sottolinea sul Sir Francesco Zanotti, presidente della Federazione dei Settimanali cattolici -. Quello che era vero alla vigilia delle ferie non è stato confermato al rientro dalle vacanze. Non ci saranno aumenti per l’Iva, via la tassa di solidarietà, sono stati salvati i piccoli comuni. Verranno azzerate tutte le province e si procederà al dimezzamento del numero dei parlamentari, ma con un intervento di modifica costituzionale che rimanda i provvedimenti alle calende greche’’.

L’agenzia de vescovi aggiunge che ‘’davanti a questi scenari, diversi interrogativi diventano d’obbligo: come è possibile stravolgere tutto nel breve volgere di 15 giorni? Con quale orizzonte si lavora quando si imbastiscono manovre economiche così importanti? Quali bisogni vengono tenuti presenti?’’.

E mentre Avvenire recrimina sulla mancata introduzione del “correttivo dei carichi familiari’’, che conferma “un’inspiegabile titubanza a dare finalmente cittadinanza fiscale solida e piena alla famiglia’’, altri giudizi sono ancora più combattivi.

“Ci aspettiamo significative modifiche alla manovra – avverte il Forum delle Associazioni Familiari -, che siano capaci di promuovere sviluppo per le famiglie e quindi per l’intero Paese. Le famiglie sono pronte a fare la loro parte, se la manovra sarà di equità, sviluppo e coesione; non sono però più disponibili a deleghe in bianco. E faranno sentire la loro voce, nelle piazze d’Italia!’’.

Le richieste del Forum vanno dalla riforma fiscale a misura di famiglia, a quella della spesa socio-assistenziale, dal sostegno al lavoro dei giovani al taglio dei costi della politica e della pubblica amministrazione, dallo spostamento delle imposte dal lavoro alle rendite, fino al contenimento degli interventi sulle pensioni. Una diffusa testata cattolica come il “Messaggero di Sant’Antonio’’, dei francescani conventuali di Padova, lamenta che la manovra “penalizza famiglie e giovani e non aiuta la crescita’’.

“Gestire una crisi senza offrire prospettive – scrive il direttore Ugo Sartorio – è del tutto demotivante per chi deve poi pagare tasse e balzelli. Ma anche per i giovani, sui quali questa crisi pesa come un macigno: ora la qualità già precaria del loro futuro è, se possibile, ancora più compromessa’’.

Il periodico invita poi ad “aggredire’’ il problema dell’evasione fiscale, “vera strada maestra per non pesare ulteriormente sulle spalle di chi è già stato tassato (o tartassato), per i soliti noti per i quali il prelievo è alla fonte, preciso come un orologio svizzero. L’enorme cifra di 270 miliardi di euro di imponibile che ogni anno vengono sottratti all’erario – aggiunge Sartorio – fa pensare a un’anomalia che sta alla radice del problema: una campagna in tal senso costituirebbe una finanziaria permanente, finalmente pagata da tutti e con equità”.