Bani Walid, stop ai negoziati. La parola passa ai militari

ROMA – Dopo la tregua degli ultimi giorni potrebbe essere ormai questione di poco tempo prima che le armi tornino a farsi sentire in Libia. Sembra essere sfumata, infatti, con l’interruzione dei negoziati, la possibilità di un ingresso pacifico dei ribelli a Bani Walid, città nel deserto a sud est di Tripoli, da giorni sotto assedio. Ieri, fuori dalla roccaforte della tribù Warfalla, è stata un’intensa giornata di negoziati tra i capi tribali e i responsabili militari degli insorti, che scalpitano per entrare nella città. A tutti i costi, anche a dispetto delle indicazioni del Consiglio nazionale di transizione, che aveva imposto un ultimatum più lungo, fino a sabato prossimo, perché si arrendano le zone ancora in mano ai lealisti. A Bani Walid le forze militari sul campo avevano invece dato tempo fino a ieri. I colloqui in serata sono sono falliti e la parola, ha spiegato il capo negoziatore Abdallah Kenchil, passa quindi ora ai militari.


Capitolo Gheddafi. Nei giorni scorsi in molti sostenevano che il rais si trovasse a Bani Walid, mentre ora invece sembra che di lui non ci sia traccia. Secondo alcune fonti sarebbero fuggiti anche tre dei suoi figli, tra cui Saif al Islam, dopo aver visto sventolare sugli edifici alcune bandiere della rivoluzione, segnale che parte della popolazione sarebbe ormai dalla parte dei ribelli.