Prandelli contro la Slovenia ha il suo match point

FIRENZE – Quando arriva la palla giusta, l’unico rischio è la sindrome del braccino corto. Eppure all’Italia non servirà, oggi contro la Slovenia, un punteggio tennistico; sarà sufficiente una vittoria anche di misura per ottenere la matematica certezza della qualificazione a Euro 2012.


“E’ il primo dei nostri match point – dice Cesare Prandelli – L’ho sognato, di riuscirci proprio qui a Firenze. Ora, il pericolo è farsi prendere dalla paura”. Non quella della Slovenia, già battuta all’andata a Maribor con un 1-0 che smontò la fama dei giovani talenti dell’est. Se però la formazione di Matjaz si ripresenta come piccolo spauracchio, stavolta è tutto merito azzurro. Dalle Far Oer l’Italia è tornata con un successo e qualche scricchiolio – primo segnale di limiti finora nascosti -, l’impatto con Firenze si presenta meno festoso di quel che fu l’ultima volta per la nazionale (5-0 sempre alle Far Oer, con stadio in festa per il suo allenatore). E di sovrapprezzo ci si mette sullo sfondo il caso del disagio di Balotelli, tanto misterioso quanto eclatante.


“Lui deve sorridere e fare un passetto in più, per ottenere rispetto. La panchina non l’ho ancora scelta – ha precisato il ct, annunciando la formazione titolare con Cassani e Balzaretti al posto di Maggio e Criscito – ma dico subito – saranno solo scelte tecniche, anche se so le polemiche che ne seguiranno”.


Detta così, può valere per Balotelli tanto quanto per Gilardino. In ogni caso la preoccupazione di Prandelli è altra: macchiare un anno di lavoro sulla via della ricostruzione, proprio nei giorni in cui lo sciopero della A rientra e qualche timido segnale di ripresa arriva dagli scenari di depressione interna, quello sì sarebbe un vero peccato. Ancor più dell’occasione qualificazione non colta o del talento non sbocciato di Balotelli. La via da seguire resta chiara, e persino rivoluzionaria.


“Nessuna paura, ci si può difendere attaccando – la convinzione del ct – Abbiamo un’idea, questa è la nostra forza: quanto più ci crediamo, tanto più diventeremo brillanti. Vogliamo scendere in campo con poche idee, ma chiare. E’ molto delicata, perché loro hanno l’ultima occasione. Ricordiamoci che a Torshavn siamo stati squadra per 24’. Basterà avere più ordine rispetto a venerdì. Sarò anche presuntuoso, ma ai ragazzi l’ho detto: mettiamo a punto certi meccanismi, e diventiamo imprendibili. Gli errori di venerdì, in questo senso, possono tornarci utili”.


La scelta torna a cadere sulla formula dei quattro centrocampisti e di due attaccanti brevilinei, Cassano-Rossi. In nome della qualità, certo, ma anche per mancanza di alternative. Se Thiago Motta può andare oltre i suoi malanni al ginocchio, se Cassano si è oramai preso questa nazionale anche da talento a intermittenza, é in fondo perché è l’unica strada percorribile.


“Alterno solo i due esterni di difesa – la spiegazione di Prandelli – perché nella sostanza sono omologhi rispetto a chi esce. Cambiare un centrocampista, invece, vorrebbe dire stravolgere i meccanismi”. Anche in attacco, l’unico in grado perfettamente di entrare subito nel meccanismo è Pazzini. Balotelli invece è una scommessa sul futuro: “L’ha detto Buffon, durante la nostra visita in carcere: lui ci ha messo due anni per diventare titolare…Balotelli qui è stimato, ma deve fare un passetto in più per essere anche rispettato. Dipende tutto da lui, per i suoi disagi noi siamo qui”.


Cassano invece la sua Italia l’ha conquistata: “E’ più riflessivo, ora che è papà: e poi qui si sente importante”, la definitiva consacrazione dell’azzurro. Lo stadio di Firenze potrà consolarsi con lui: “Non so se l’accoglienza sarà fredda – la conclusione di Prandelli – Qualcuno ha voluto alimentare una contrapposizione tra me e la società che non c’é, la proprietà della Fiorentina è un marchio del Made in Italy così come lo siamo noi: vedrete, questa è una città imprevedibile, spesso stupisce”. E allora meglio che lo faccia lei, e basta.