Cgil: domani sciopero generale

ROMA – Domani manifestazioni in 100 piazze italiane, da Torino a Catania, braccia incrociate per 8 ore, stop dei trasporti: è arrivato il martedì scelto dalla Cgil per lo sciopero generale, in perfetta coincidenza con l’approdo del decreto ‘incriminato’ nell’aula del Senato. La protesta è stata, infatti, indetta il 23 agosto contro una manovra dai tratti ‘’profondamente iniqui’’ che gran parte dei cambiamenti che si sono succeduti in questi giorni non hanno fatto altro che ‘’aggravare’’. In particolare, nelle ultime ore è montata la polemica sull’articolo 8, ribattezzato come ‘’l’articolo sui licenziamenti facili’’.


Per il sindacato di Corso d’Italia ‘’un’altra manovra è possibile, dal segno diverso, pagata da chi più ha e non ha mai pagato’’. Modificare il segno del decreto di ferragosto è, quindi, l’obiettivo del quinto sciopero generale dall’insediamento del governo Berlusconi, il secondo da quando alla guida della Cgil c’è Susanna Camusso e il primo, dopo un periodo molto lungo, che si svolge a metà settimana, rompendo la consuetudine degli scioperi di venerdì.


La mobilitazione di domani rappresenta, come sottolinea lo stesso sindacati, visti i tempi ristretti della sua proclamazione e realizzazione, decisi per stare al passo con l’iter della manovra in Parlamento, ‘’un notevole sforzo organizzativo’’. Uno stop di otto ore per ogni turno di lavoro e per tutte le categorie di lavoratori, manifestazioni territoriali in tutto il Paese, con quella di Roma che sarà conclusa da Camusso. Il segretario generale terrà il suo comizio nei pressi del Colosseo in tarda mattinata.


Il corteo romano, infatti, partirà da Piazza dei Cinquecento (il concentramento è previsto alle ore 9), proseguirà per le vie del centro e giungerà vicino all’Arco di Costantino verso le 11. Lo sciopero avrà, però, anche una piazza virtuale, la manifestazione sarà seguita passo passo dal sito della Cgil, dove chi desidera potrà raccontare via sms il suo ‘personale’ sciopero. La contestazione di Corso d’Italia proseguirà nella sera, con la Fiom di Maurizio Landini che ha organizzato un presidio davanti a Palazzo Madama, che andrà avanti fino alle 22 con un’assemblea pubblica e musica. Inoltre, domani si fermeranno anche i sindacati di base (Usb, Slaicobas, Orsa, Cib-Unicobas, Snater, Sicobas e Usi), per protestare sempre contro la manovra ma in base a una piattaforma e a motivazioni diverse rispetto a quelle della Cgil.


Ci sarà tutto il centrosinistra domani in piazza a fianco della Cgil, da Nichi Vendola a Paolo Ferrero, da Antonio Di Pietro a Oliviero Diliberto, dal verde Angelo Bonelli fino al segretario del Pd Pier Luigi Bersani: quest’ultimo però vedrà una parte importante del suo partito, quella cattolica vicino alla Cisl, su posizioni tiepide se non critiche verso il sindacato di Susanna Camusso; per non parlare di Pier Ferdinando Casini che pure nelle intenzioni di Bersani è partner privilegiato di una alleanza di governo.


A rafforzare le ragioni politiche dell’appoggio allo sciopero della Cgil ci ha pensato il centrodestra approvando l’articolo 8 della manovra che consente ai contratti aziendali di derogare le leggi, comprese quelle sulla sicurezza del lavoro e sul licenziamento. E proprio questo articolo viene citato da tutti i leader della sinistra, parlamentare ed extraparlamentare, che domani saranno finalmente uniti in piazza dietro le bandiere della Cgil.


– Ci saremo – ha spiegato Bersani – con tutti quelli che criticano questa manovra; comprendiamo bene le ragioni dello sciopero. Anche perchè – ha aggiunto – è da irresponsabili, con tutti i problemi che abbiamo, per puntiglio ideologico e micragneria politica mettere un solco tra le forze sociali come fa il governo con l’art.8 della manovra.


Ma la partecipazione allo sciopero spacca un po’ tutte le diverse correnti del partito, tra quanti sono vicini alla Cgil e quanti sono più vicini alle ragioni della Cisl. Ed ecco che, nella maggioranza interna, se Bersani e Rosy Bindi saranno in piazza, non altrettanto faranno Enrico Letta (che comunque accusa il governo di aver provocato la reazione della Cgil) e quelli a lui vicini, e Marco Follini.


Stessa cosa nell’area Franceschini: Marina Sereni e Cesare Damiano appoggiano la manifestazione, mentre Sergio D’Antoni e Pier Paolo Baretta, sottolineano che essa allargherà il fossato tra le tre Confederazioni. E anche nell’opposizione interna il fronte cattolico-cislino (Beppe Fioroni, Luigi Bobba, Enrico Farinone, ecc) è critico, mentre la sinistra interna (Paolo Nerozzi, Vincenzo Vita, Sergio Gentili) parteciperà convintamente ai cortei. In piazza anche l’area di Ignazio Marino, con in testa Michele Meta.


Insomma si ripresenta il problema irrisolto del Pd se debba avere o meno un sindacato di riferimento, e se sì, quale debba essere. E una stoccata arriva anche dal leader dell’Udc.


– Lo sciopero della Cgil è sbagliato. Davanti al Paese che sta andando a rotoli, dare prova di ulteriore irresponsabilità oltre a quella dimostrata dal governo è completamente sbagliato – ha detto Casini ospite alla festa del Pd a Pesaro.


Critiche piovono dal centrodestra: per il ministro Mariastella Gelmini lo sciopero ‘’è la scelta più facile, ma la più sbagliata’’, mentre per il ministro Giorgia Meloni ‘’la Cgil difende lo status quo’’. E il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto lo bolla come ‘’un errore gravissimo’’.