La Cgil invade le piazze Camusso: «Manovra iniqua»

ROMA – La Cgil scende in piazza, in cento piazze italiane, per dire che un’altra manovra è possibile. Per cambiare questa manovra “iniqua, assolutamente ingiusta, totalmente irresponsabile, incivile, depressiva” e che l’Italia “non merita”. Per dire che l’articolo 8 è ‘’una vergogna’’ e va cancellato. Che il governo è ‘’inadeguato e inaffidabile’’ e deve andare “a casa” perchè ‘’fa male al Paese’’, che è già “sull’orlo dell’abisso’’.
Susanna Camusso attacca sfilando per il corteo di Roma e parlando dal palco allestito tra il Colosseo e l’arco di Costantino, a conclusione della manifestazione per lo sciopero generale di 8 ore. Giudizio che rincara alla luce delle novità annunciate nel pomeriggio, dopo il vertice di maggioranza, con la stretta sulle pensioni e l’aumento dell’Iva.

– Il governo è in evidente stato confusionale – sottolinea -. Rafforza l’iniquità della manovra, che resta non credibile-
Con lei per le strade della capitale scende anche la sinistra: il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, i leader di Idv e Sel, Antonio Di Pietro e Nichi Vendola. Per parte del corteo, Camusso e Bersani sfilano uno accanto all’altro (al suo fianco anche l’ex leader di Corso d’Italia Guglielmo Epifani), dietro allo striscione ‘’Cambiare la manovra per dare un futuro al Paese; più crescita, più occupazione, più sviluppo’’.

– E’ giusto esserci, così come siamo stati accanto alla Cisl, alla Uil e agli enti locali – afferma Bersani.
Anche il leader del Pd chiede lo stralcio dell’articolo 8, con cui si inserisce la possibilità per i contratti aziendali e territoriali di derogare ai contratti nazionali ed alla legge, a partire dallo Statuto dei lavoratori e dall’art.18.

– Non se ne parla proprio – risponde seccamente il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi.
– Lo deve stralciare, sennò dimostra di essere il peggior ministro della Repubblica – replica dal palco Camusso, accusandolo anche di essere ‘’un professionista delle divisioni del sindacato’’.
Con Cisl e Uil. Camusso respinge le accuse di uno sciopero ‘’irresponsabile’’ o ‘’demenziale’’:
– Mi sembra che il segretario generale della Cisl sia sull’orlo di una crisi di nervi.

Ma Bonanni replica immediatamente:
– La Cisl ha i nervi saldi e con grande senso di responsabilità si sta mobilitando per cambiare la manovra.
Camusso anche dal palco parla delle altre due sigle: dalla piazza si leva qualche fischio, ma subito interviene e chiede:
– Non fischiate. Bisogna rispettare il pluralismo.

Ma non risparmia il suo pensiero sullo sciopero:
– Se dite che non è mai il momento, ci viene il dubbio che non avete capito cosa sta succedendo in questo Paese. Se non ora quando?

Poi ancora un botta e risposta con il ministro del Lavoro sull’adesione ‘’tradizionalmente bassa’’ come gli altri ‘’promossi dalla sola Cgil’’, sostiene Sacconi che parla della protesta ‘’di un’Italia molto minoritaria’’.
– Metta gli occhiali – ribatte il leader sindacale. Per l’organizzazione di Corso d’Italia, l’adesione è al 60%, ha fermato trasporti (con lo stop di metro, bus e treni e centinaia di voli cancellati) e servizi. Per il ministero della Funzione pubblica guidato da Renato Brunetta nella Pa l’adesione è stata al 7%. Per la Cgil è il quinto sciopero generale in questa legislatura, il secondo per Susanna Camusso alla guida. Il sindacato di Corso d’Italia conferma la linea di non dare cifre ufficiali sulla partecipazione alle manifestazioni, ma alcuni calcoli da fonti locali indicano la somma delle 100 piazze in un milione circa. Sul palco allestito davanti al Colosseo campeggia lo slogan della Cgil: ‘’Paghi di più chi ha di più e chi non ha mai pagato’’. Una formula ‘’semplice’’ su cui basare una manovra ‘’strutturale piu’ equa’’.

– Non ci vuole il Nobel dell’economia – ironizza Camusso – Ci vuole solo la volontà di fare una tassazione progressiva ed equa. Ci vuole solo la volontà politica di voler rinunciare a difendere i privilegiati.
Il leader della Cgil rivendica, dunque, la possibilità di una manovra ‘’alternativa’’ a saldi invariati, partendo da una tassa sulle grandi ricchezze (con un gettito potenziale di 15 miliardi l’anno) e sui grandi immobili (12 miliardi), insieme alla lotta all’evasione ed al sommerso. Perchè – scandisce Camusso dal palco – ‘’non si può più fare cassa sui lavoratori dipendenti e sulle pensioni’’.

A Confindustria, Cisl e Uil, infine, dice rispetto all’art. 8:
– Scegliete, o c’è l’accordo sindacale o c’è la legge. Tutte e due non sono possibili.
Assicura che ‘’ricorreremo alla Corte Costituzionale su tutte le norme anticostituzionali’’. E promette battaglia:
– Se il Parlamento approverà la manovra così, noi non ci rassegneremo. Saremo nelle piazze ancora al fianco dei lavoratori. Non rinunciamo a volere un Paese migliore.