Napolitano attende il Dl prima della sua valutazione

ROMA – Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dopo aver chiesto con decisione lunedì di ‘’rafforzare’’ e rendere più credibile la manovra, ora attende il testo che uscirà dal voto della Camera prima di fare una valutazione di merito sulle misure. Eppure, ancora prima di leggere l’ultima versione del decreto, il Colle è stato trascinato dal leghista Roberto Castelli in una dura polemica sui ‘super-boiardi’ di Stato, gli alti funzionari del Quirinale e della Corte Costituzionale accusati di essere stati esonerati, nella manovra, dal taglio delle indennità.


E’ la seconda volta nel giro di un mese che il Carroccio, nella guerra soprattutto verbale contro i costi della Casta, si scaglia contro presunti privilegi del Quirinale: ad inizio agosto il capogruppo a Montecitorio Marco Reguzzoni si era indignato per il parco auto di 40 vetture a disposizione del presidente della Repubblica. Il Colle precisò che le auto a disposizione del Capo dello Stato sono cinque.


Ieri, durante la discussione della manovra a Palazzo Madama, è il viceministro Roberto Castelli ad evidenziare che mentre ‘’per la casta dei politici è previsto il taglio dell’indennità, il contributo di solidarietà ed il limite al cumulo con lo svolgimento della libera professione’’, il decreto salva i ‘super-boiardi’ romani della Presidenza della Repubblica e della Consulta. Indi l’appello proprio al presidente Napolitano a far sentire la sua voce perchè ‘’c’è ancora tempo per cambiare questo testo’’.


Lo stupore del Colle all’attacco si trasforma a breve in una dura precisazione: il Quirinale non solo ‘’è estraneo alla formulazione della norma’’ ma ‘’a tutto il personale della Presidenza già si applica il contributo di solidarietà a suo tempo introdotto per la pubblica Amministrazione’’. Il Colle non entra in campo, invece, almeno per ora, con giudizi sulle misure del decreto anche se, a quanto si apprende in ambienti parlamentari, c’è particolare attenzione nel valutare alcune norme, come l’articolo 8, o interventi giudicati ‘’iniqui’’ da sindacati e opposizioni.


Così come non sarebbe piaciuto a Napolitano la decisione del governo di blindare il testo con il voto di fiducia, ostacolando quel confronto politico da sempre auspicato dal Capo dello Stato per cercare una coesione nazionale in un momento così delicato per il paese. In ogni caso, si ragiona ancora in ambienti parlamentari, dopo che Palazzo Chigi, ieri, ha motivato tecnicamente la scelta della fiducia per accelerare il decreto, ‘’vista la gravità della crisi internazionale’’, il Quirinale non può che prendere atto di una scelta che rientra nelle responsabilità dell’esecutivo.