Cdm, in Costituzione l’abolizione delle province e il pareggio di bilancio

ROMA – Il Consiglio dei ministri che si è tenuto ieri mattina a Palazzo Chigi ha approvato il disegno di legge costituzionale per introdurre in Costituzione il principio del pareggio di bilancio.


Via libera anche al ddl, sempre costituzionale, per l’abolizione delle Province, con il trasferimento delle competenze alle Regioni. All’ordine del giorno non figura il tema del taglio del numero di deputati e senatori, oggetto comunque di disegni di legge di iniziativa parlamentare il cui iter è iniziato ieri al Senato.
Il pareggio di bilancio sarà un vincolo costituzionale a partire dal 2014.


– Non sarà solo un criterio contabile ma un principio ad altissima intensità politica e civile – ha detto il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, ricordando che sarà introdotto nella Costituzione nella parte prima, sui diritti e doveri dei cittadini.


Dopo il sì del Senato tra le proteste in piazza, la Manovra si avvia alla fiducia anche alla Camera. Secondo quanto stabilito dalla Capigruppo di Montecitorio, l’inizio della discussione in aula è fissato per questo lunedì alle 15, mercoledì la probabile fiducia e per giovedì si profila il voto finale. Nella riunione l’Italia dei valori ha preannunciato la presentazione di una questione pregiudiziale e il Pd di alcuni emendamenti su punti qualificanti del provvedimento come l’articolo 8 (la norma che permette il licenziamento, in deroga allo Statuto dei lavoratori, con l’accordo del sindacato aziendale).


Un punto quest’ultimo su cui insiste il Partito democratico, parlando con Dario Franceschini di Manovra “iniqua, sbagliata, che va cambiata profondamente”.


Quanto alla fiducia, poi, è solo frutto della “paura” della maggioranza “a votare sui singoli emendamenti”.
Antonio Di Pietro, invece, dubita che l’abolizione delle province vada a buon fine, visto che già due mesi fa è stata fermata in maniera trasversale.


– Dicono che la vogliono fare – afferma – in realtà il provvedimento arriverà in commissione per essere studiato e tra 20 anni si starà ancora studiando. Tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo il parlamentare.
Da Palermo, intanto, il capo dello Stato, Giorgio Napolitano dribbla le domande dei cronisti che gli chiedono un commento sulla Manovra approvata al Senato.


– Non vi affannate senza un motivo – dice – non mi imbarco in dichiarazioni. Sono qui solo per onorare una grande personalità del Parlamento italiano e dell’Assemblea regionale siciliana, l’onorevole Giuseppe La Loggia.


L’abolizione delle Province non piace all’Unione Province italiane (Upi) che annuncia una mobilitazione dei presidenti per giovedì.


Secondo il presidente Giuseppe Castiglione “ci sarà un aumento dei costi della politica e si creerà un caos istituzionale”. Perché il Governo, chiede provocatoriamente Castiglione, “non dice nulla sugli enti, sulle società partecipate, sui consorzi che hanno un costo di 7 mld di euro?’’.


Anche l’Anci si unisce alla mobilitazione di giovedì.


– In quel giorno restituiremo le deleghe anagrafiche al Governo – ha detto il vicepresidente Graziano Delrio – visto che ogni forma di collaborazione è stata ignorata. Vogliamo rendere l’idea della drammaticità della situazione.


Il sindaco di Roma Gianni Alemanno, che ha partecipato al direttivo dell’Anci, ha spiegato che nella giornata di mobilitazione ci saranno “consigli aperti a tutti i cittadini e i comuni restituiranno per quel giorno la delega di anagrafe al governo”.


Critiche arrivano anche dal presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani che punta il dito sulle “riforme a pezzi”.


– Fare riforme a spot non dà i risultati che ci si attendono da questa riforma. Siamo convintissimi che il sistema istituzionale debba essere riformato. Chiediamo un confronto con il governo e il Parlamento per realizzare questa riforma in modo coerente, che sia un vantaggio per i cittadini e le imprese in relazione alle efficienze della funzione di governo.