Manovra alla Camera: verso nuova fiducia, ok entro giovedì

ROMA – La manovra economica del governo, licenziata senza modifiche ieri dalla commissione Bilancio della Camera, ha iniziato il suo cammino in Aula. Il governo, con ogni probabilità, porrà oggi la questione di fiducia sul provvedimento e il voto finale sul testo dovrebbe esserci domani.


La marcia forzata della manovra si dirige verso la prevedibile fiducia senza ammettere modifiche. “Non c’è spazio per cambiare”, ha detto Silvio Berlusconi, assicurando: “avremo saldi sicuri e manderemo in pareggio il bilancio”. Qualche ora dopo l’asta dei Bot a un anno registrava un preoccupante balzo dei rendimenti (al 4,153% dal 2,959% dell’asta di fine agosto) e il testo della manovra, senza modifiche, usciva dalla Commissione Bilancio per approdare all’aula per la discussione generale.
L’iter dell’esame sarà stabilito oggi alle 10,30 dalla conferenza dei capigruppo ma, vista la situazione, con ogni probabilità il governo dovrebbe porre la fiducia, il voto cadrebbe quindi domani e il voto finale sul provvedimento giovedì.


Mentre in aula proseguiva la discussione, davanti a Montecitorio un gruppo di Cobas ha continuato a protestare contro i tagli che, con le nuove tasse, secondo le organizzazioni dei consumatori costano 2.031 euro per famiglia a partire dal 2014.
Intanto a Milano, crollava Piazza Affari. In questa calda estate si è visto anche di peggio, ma lo scetticismo dei mercati non lascia molti margini alle modifiche. Tanto più che nei prossimi mesi scadranno 360 miliardi di titoli sovrani italiani.


Sulla blindatura del testo è convinto anche Roberto Calderoli: il decreto legge 138 “ha avuto una valutazione positiva dall’Unione Europea” ha detto. Secondo il ministro leghista questa manovra “è quella più sostenibile”. E gli sforzi dell’Italia, ha aggiunto, sono stati a suo giudizio superiori a quelli di Spagna e Grecia.
Ben altra musica dall’opposizione e dai sindacati, ma anche i giovani di Confindustria hanno reso pubblica una lettera inviata l’8 settembre al presidente Napolitano dove esprimono il loro “disagio” nel vedere un Paese “incapace di affrontare il presente e costruire il futuro”, guidato da una politica “non attenta alla crescita”.
Per il sindaco di Torino Piero Fassino “questa manovra è un pasticcio istituzionale. Prima ancora che per l’inadeguatezza delle misure evidenzia da parte del governo l’assenza di riconoscimento per il ruolo e le funzioni che i Comuni svolgono”.
Secondo l’Idv, la manovra mette a rischio “la coesione sociale” e “senza coesione sociale – avverte Renato Cambrusano, capogruppo Idv in commissione bilancio – non si possono mettere in campo politiche industriali di ripresa”.


La mancata crescita è il vero problema dell’Italia. Ieri i dati sulla produzione industriale sono stati un’altra doccia fredda: a luglio si è registrato un calo dello 0,7% su giugno e dell’1,6% sul luglio 2010. Il primo calo tendenziale dal dicembre 2009.


“La diminuzione della produzione in settori industriali rilevanti del nostro Paese è la dimostrazione concreta che una manovra fatta di soli tagli affossa l’economia nazionale che avrebbe invece bisogno di stimoli per potersi riprendere”, spiega il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere.
Intanto i sindacati dei bancari si sono impegnati unitariamente “affinché con Abi e Ania si convenga di non dare applicazione in nessun caso a quanto previsto dall’art.8 della manovra”.