Ustica: ministeri condannati a 100 mln di risarcimento

PALERMO – A distanza di 31 anni dalla strage di Ustica in cui morirono 81 passeggeri del volo Bologna-Palermo, il tribunale civile di Palermo ha condannato i ministeri della Difesa e dei Trasporti a un maxi-risarcimento di oltre 100 mln di euro per i parenti delle vittime. I due ministeri sono stati condannati dal Tribunale civile di Palermo perché giudicati responsabili di non avere garantito la sicurezza del voto ‘Itavia’ ed aver occultato la verità.


Il giudice Paola Protopisani si è pronunciato accogliendo le domande avanzate dai parenti delle 81 vittime della strage. Il tribunale ha inoltre ritenuto i ministeri responsabili dell’occultamento della verità e li ha condannati ad un ulteriore risarcimento dei danni. La sentenza è stata depositata dopo un’istruttoria durata tre anni.


Secondo i legali delle vittime, gli avvocati Daniele Osnato e Alfredo Galasso “il risultato della vicenda processuale rende giustizia per l’ultratrentennale ‘tortura della goccia’ che i parenti delle vittime hanno dovuto subire anche a causa dei numerosi e comprovati depistaggi di alcuni soggetti deviati dello Stato”.
La sentenza potrebbe aprire un nuovo percorso per la ricerca della verità. Infatti, sempre secondo i legali, fu un missile – probabilmente di nazionalità francese o statunitense – ad abbattere il volo del DC9 Itavia, come testimoni, tra cui l’ex capo di Stato Francesco Cossiga, hanno detto durante il processo.


Affermano i legali: “La sentenza apre un nuovo percorso per la ricerca della verità. Fu un missile ad abbattere il volo Itavia”.
Gli avvocati tirano in ballo Stati Uniti, Francia e Libia.


– Chi di dovere avvii ogni opportuna azione nei confronti degli Stati Uniti e della Francia affinché sia ammessa finalmente la responsabilità per il grave attentato. Così si ridarebbe dignità e onore a tutto il Paese e alle vittime. Inoltre ci si augura che dopo la caduta del regime di Gheddafi, l’Italia sia informata del contenuto degli archivi dei servizi segreti libici nei quali si ha ragione di ritenere che siano contenuti ulteriori documentazioni rilevanti sul fatto”.

La vicenda


Il Dc-9 I-Tigi Itavia, in volo da Bologna a Palermo con nominativo radio IH870, scomparve dai radar del centro di controllo di Roma alle 20.59 e 45 secondi del 27 giugno 1980. L’aereo era precipitato nel mar Tirreno, in acque internazionali, tra le isole di Ponza e Ustica. All’alba del 28 giugno vennero trovati i primi corpi delle vittime (77 passeggeri, tra cui 11 bambini, e 4 membri dell’equipaggio).


Il volo IH870 era partito dall’aeroporto ‘Guglielmo Marconi’ di Borgo Panigale in ritardo, alle 20.08 anziché alle 18.30. L’aereo, oltre che di Ciampino, era nel raggio d’azione di due radar della difesa: Licola (vicino Napoli) e Marsala. Alle 21.21 il centro di Marsala avvertì del mancato arrivo a Palermo dell’aereo il centro operazioni della Difesa di Martinafranca. Un minuto dopo il Rescue Coordination Centre di Martinafranca diede avvio alle operazioni di soccorso, allertando i vari centri dell’aeronautica, della marina militare e delle forze Usa. Alle 21.55 decollarono i primi elicotteri per le ricerche.


Furono dirottati nella probabile zona di caduta, navi passeggeri e pescherecci. Alle 7.05 del 28 giugno vennero avvistati i resti del DC-9.


Le ricerche proseguirono fino al 30 giugno, vennero recuperati 39 corpi, il cono di coda dell’aereo, vari relitti e alcuni bagagli delle vittime.