Abu Mazen: “Richiesta Stato palestinese è irreversibile”

IL CAIRO – Presentare all’Onu la domanda di adesione dello Stato palestinese è una decisione araba “irreversibile”. Lo ha affermato il presidente palestinese Abu Mazen (Mahmud Abbas), alla vigilia della sessione dell’assemblea generale a New York la prossima settimana. Il presidente palestinese ha sottolineato che l’iniziativa non è una mossa “unilaterale” e che questa non significa che i palestinesi non vogliono negoziati di pace.


Il documento verrà presentato al Palazzo di Vetro il 22 settembre e il ministro degli Esteri israeliano, l’ultranazionalista Avigdor Lieberman, ha lanciato un nuovo monito, avvertendo che l’iniziativa produrrà “gravi” e “dure” conseguenze. Il muro contro muro è sconfinato anche in un’irrituale campagna mediatica: Israele ha lanciato su You Tube un video in cui propone la “verità sul processo di pace”, affossato dall’“ostinazione araba” e dalla propaganda sulla “cosiddetta occupazione” che sarebbe “smentita dai fatti”. Il filmato, ha ribattutto un irritato portavoce dell’Anp, Xavier Abu Eid, è “una caricatura con elementi razzisti” che mira a “nascondere fatti che tutto il mondo conosce come reali”. Pure le diplomazie occidentali e del mondo arabo sono in subbuglio. Il capo della politica estera dell’Ue, Catherine Ashton, è volata a Gerusalemme, dove ha incontrato il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, e altri esponenti del governo; martedì aveva fatto tappa al Cairo, dove era intervenuta al vertice della Lega Araba.

E proprio dalla capitale egiziana, il premier turco, Recepp Tayyp Erdogan, aveva posto sulle aspirazioni palestinesi il sigillo di Ankara, ai ferri corti con Israele per l’incidente della Navi Marmara: “riconoscere lo Stato palestinese non è un’opzione ma un dovere”, aveva tuonato il leader turco, acclamato al Cairo come nuovo ‘campione’ del mondo arabo, lui che arabo non è. La Russia ha già fatto sapere che appoggerà il ricorso dell’Anp mentre gli Usa, contrari alla proposta, hanno minacciato di usare il veto al Consiglio di Sicurezza. Proprio per questo l’Anp – che conta sull’appoggio di circa 126 Paesi – potrebbe decidere di rivolgersi direttamente all’Assemblea generale dell’Onu, dove occorre il consenso di due terzi dei membri. Si tratterebbe di una votazione senza alcun effetto guridico ma dal notevole impatto morale. Ancora incerto, infine, l’esatto contenuto della risoluzione palestinese: secondo fonti citate dal quotidiano Yediot Ahronot, sono in corso negoziati con i delegati europei per smussare il documento e ridurne gli effetti politici.

Le modifiche prevederebbero anche un preciso richiamo alla necessità di colloqui di pace tra israeliani e palestinesi: una formula che potrebbe spingere i Paesi Ue a votare a favore e non metterebbe in imbarazzo Washington.