In Italia non c’è futuro: pronti ad emigrare 3 giovani su 10

ROMA – Lavoro che non c’è, dipendenza dalle famiglie, rischio che le proprie ambizioni non trovino riscontro. Queste le motivazioni che disegnano un futuro grigio per i giovani italiani. Queste in estrema sintesi le opinioni dei giovani italiani, che il centro di ricerche Datagiovani e Panel Data hanno intervistato per sondarne aspettative e preoccupazioni in questo momento delicato per il nostro Paese.


Sette ragazzi su dieci si dicono preoccupati per il futuro economico del Paese, non solo per la situazione attuale ma soprattutto in chiave futura: il 35% è convinto che il quadro economico è destinato a peggiorare. Opinioni trasversali alle aree del Paese, sia quelle in cui la disoccupazione giovanile è storicamente elevata sia in quelle in cui la crisi ha messo in luce le difficoltà di creazione di nuovi posti di lavoro.


Il quadro si continua a tingere di grigio rilevando che sei giovani su dieci non credono che le proprie aspettative ed ambizioni personali e professionali potranno trovare effettiva realizzazione. Qui lo scetticismo si fa più marcato tra i giovani del Sud, già abituati a dover fare di necessità virtù per trovare sbocchi occupazionali. È in generale la questione lavoro a preoccupare maggiormente i giovani italiani, che temono di non riuscire a emanciparsi dalle famiglie di origine: la metà degli intervistati ritiene che la propria generazione abbia a disposizione meno opportunità delle precedenti.


Non deve stupire dunque la disponibilità di trasferirsi all’estero avendone le possibilità: tre giovani su dieci si sono detti convinti di poter trovare fuori dall’Italia più opportunità di lavoro, più spazio alle nuove generazioni ed in generale un ambiente ed una qualità della vita migliori.


La manovra, infine, non convince. Le misure adottate dal Governo, seppur necessarie per evitare il rischio di default, vengono bocciate dai giovani che si aspettavano più investimenti per il futuro: il 32% è convinto che non ci siano misure reali per la crescita ed il 27% che i provvedimenti attuati penalizzino le nuove generazioni.