Israele contro Anp: “Da Onu solo un pezzo di carta”

GERUSALEMME – Il passo del presidente Abu Mazen al Consiglio di Sicurezza per l’ammissione d’uno Stato di Palestina all’Onu è destinato al fallimento e il ricorso all’Assemblea Generale darà ai palestinesi al massimo ‘’un pezzo di carta’’.

Ad affermarlo ieri è stato Mark Regev, portavoce di Benyamin Netanyahu, in un incontro con la stampa estera a Gerusalemme convocato a poche ore dalla partenza per New York del premier israeliano e in vista del testa a testa al Palazzo di Vetro in calendario per venerdì. Nell’illustrare la posizione del suo Paese, Regev ha insistito: i palestinesi si accingono a compiere ‘’una mossa sbagliata’’ perché l’unica via che porta alla pace è quella dei negoziati diretti, ‘’senza condizioni preliminari’’. Israele, ha assicurato Regev, è disposto a discutere ‘’di tutte le questioni chiave’’ e crede non ci sia altra strada se non quella di puntare a ‘’uno storico accordo di pace’’ fondato sul principio dei ‘’due Stati per due popoli’’, pur riconoscendo come il cammino sia ‘’difficile’’.

Nello stesso tempo il governo Netanyahu non rinuncia ai propri paletti (riconoscimento da parte palestinese d’Israele quale ‘’Stato del popolo ebraico’’, confini sicuri e sovranità su Gerusalemme), ma indicandoli come elementi della piattaforma israeliana di un futuro accordo, non come condizioni aprioristiche dell’inizio del negoziato.


Da parte palestinese, ha accusato il portavoce, ‘’sembra però che vi sia una strategia deliberata di evitare i negoziati con Israele’’ malgrado i ripetuti appelli di Netanyahu che, secondo Regev, resta comunque ‘’pronto a incontrarsi con Abu Mazen già a New York’’ per riavviare il dialogo. Rivolgendosi autonomamente all’Onu, ha sostenuto ancora Regev, i palestinesi violano del resto ‘’nello spirito e nella lettera’’ gli accordi fra le parti (ossia le intese di Oslo del 1993), poiché ‘’cercano di imporre una soluzione attraverso un diktat internazionale’’.

Un atteggiamento a cui Israele si riserva il diritto di rispondere ‘’con diverse opzioni’’, stando al monito del portavoce, che su questo punto è rimasto tuttavia volutamente evasivo: evitando toni o scenari da ultima spiaggia. I palestinesi, ha quindi proseguito Regev, ‘’non possono separare la questione del loro stato da quella della pace’’. Né pretendere un riconoscimento prima di negoziare con Israele gli elementi centrali del contenzioso: i confini, i profughi, Gerusalemme, le misure di sicurezza.