Migranti in rivolta, brucia il Cie di Lampedusa

PALERMO – Il centro di accoglienza di Lampedusa è stato incendiato da un gruppo di immigrati tunisini ospiti della struttura di Contrada Imbriacola. Il rogo sarebbe legato alla protesta degli immigrati che chiedono di essere trasferiti da Lampedusa ma di non essere rimpatriati come invece prevede l’accordo Tunisia-Italia.
La rivolta, sottolineano dal Viminale, “sarebbe legata al fatto che i rimpatri vanno avanti al ritmo di cento tunisini al giorno, numero più alto di quello concordato ad aprile”.


Il ministero dell’Interno conferma però il programma: “Il Viminale continuerà i rimpatri come previsto, due voli al giorno per 50 persone”. Posizione ribadita due giorni fa anche dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa, nel corso di una visita a Lampedusa. “Potrà rimanere in Italia solo chi ha le carte in regola”, aveva detto ai migranti. E lunedì altri cento tunisini avevano lasciato l’isola per essere rimpatriati. Una situazione che avrebbe surriscaldato gli animi all’interno del Centro, innescando una rivolta “annunciata”, come la definisce il sindaco di Lampedusa Dino De Rubeis .


L’incendio ha gravemente danneggiato gli unici tre edifici del Centro d’accoglienza che ospitavano gli oltre 1.000 migranti. Due dei tre edifici sono inagibili. I Vigili del fuoco hanno spento le fiamme ma dal rogo si è sprigionato un denso fumo.


Numerosi migranti hanno approfittato della confusione per fuggire, ma sono stati successivamente radunati dalle forze dell’ordine all’interno dello stadio comunale, a Cala Saline.
Numerose persone, tra immigrati tunisini, poliziotti e carabinieri, sono rimaste intossicate dal fumo. Gli intossicati, ma le loro condizioni non sono gravi, sono stati ricoverati al Poliambulatorio per un controllo. La Procura di Agrigento aprirà un’inchiesta.


Già nel 2009 un altro incendio, sempre appiccato dai tunisini aveva provocato numerosi danni.
Preoccupazione tra le associazione umanitarie che operano sull’isola. Come l’Alto commissariato Onu per i rifugiati: “Siamo amareggiati per l’incendio nel Centro – afferma la portavoce Laura Boldrini – frutto della crescente tensione dovuta al trattenimento dei migranti all’interno della struttura da noi più volte evidenziato”. Save the Children esprime invece preoccupazione in particolare per le sorti di una decina di minori presenti al momento nel centro e torna a chiedere l’immediato trasferimento dei minori in strutture adeguate.
– La situazione di tensione nel centro è sfociata nell’incendio e in più di un’occasione avevamo espresso il nostro timore che episodi del genere si potessero verificare – ha detto Raffaela Milano, direttore Programma Italia-Europa di Save the Children.


Toni diversi dal sindaco De Rubeis:
– Basta, con l’incendio del Centro d’accoglienza abbiamo superato la soglia della tolleranza. Siamo stanchi di questi tunisini delinquenti, vanno trasferiti entro le prossime 48 ore, anche con le navi militari. Questi delinquenti – ha tuonato – sono tutti usciti dal centro d’accoglienza dopo averlo dato alle fiamme e stanno entrando nelle nostre case. Adesso siamo stanchi. Non li vogliamo più. Non accettiamo più un solo tunisino sulla nostra isola. Inoltre – ha detto ancora De Rubeis – i nostri concittadini rischiano in questi momenti di finire in ospedale per un’intossicazione da fumo. E’ da più di un mese che parlo di questo pericolo ma non sono stato ascoltato. Abbiamo mille tunisini che adesso hanno combinato un casino.


E conclude:
– Sto chiamando il ministro Maroni, il premier Berlusconi e il presidente Napolitano; vogliamo essere aiutati. E’ bastato un attimo per fare crollare quello che abbiamo costruito con fatica da febbraio a oggi. Ora si è superato ogni limite di tollerabilità. Se ne devono andare subito dalla nostra isola.