Ustica, aereo cadde in azione militare

PALERMO – Il Dc9 dell’Itavia precipitato nei pressi di Ustica nel 1980 fu abbattuto o da un missile o cadde in seguito a una “quasi collisione” con un caccia militare.


Lo dicono le motivazioni della sentenza con cui il tribunale civile di Palermo ha condannato il ministero dei Trasporti e quello della Difesa a risarcire con oltre 100 milioni di euro i parenti delle vittime.


“Tutti gli elementi consentono di ritenere provato che l’incidente si sia verificato a causa di un intercettamento realizzato da parte di due caccia, che nella parte finale della rotta del Dc9 viaggiavano parallelamente ad esso, di un velivolo militare precedentemente nascostosi nella scia del Dc9 al fine di non essere rilevato dai radar, quale conseguenza dell’esplosione di un missile lanciato dagli aerei inseguitori contro l’aereo nascosto oppure di una quasi collisione tra l’aereo nascosto ed il Dc9”, scrive il giudice Paola Proto PisanI, che esclude il “cedimento strutturale del velivolo” o la “bomba a bordo”.


Il Dc 9 dell’Itavia, dunque, attraversò un corridoio di guerra e per questa ragione cadde in mare, all’altezza dell’Isola di Ustica. Abbattuto in seguito ad uno scontro tra aerei militari. E la responsabilità di tutto questo va ricondotta allo Stato italiano, ha concluso il giudice. I ministeri sono stati condannati per non aver protetto le vite dei passeggeri e dell’equipaggio, 81 persone, e per una serie di depistaggi che hanno impedito di apprendere la verità.


“Con sentenza è finalmente certa la dinamica del disastro, che esclude la bomba interna, ed è definitivamente appurata la corresponsabilità degli enti controllori, che consentirono lo svolgimento di attività aeree pericolose nel basso Tirreno, nell’uccisione di 81 cittadini. Ed è stata anche appurata la gravissima colpa di alcuni soggetti deviati appartenenti all’Aeronautica militare italiana”, hanno commentato Alfredo Galasso e Daniele Osnato, legali dei parenti delle vittime di Ustica, dopo aver letto le motivazioni.


Fino alla sentenza del tribunale di Palermo le cause dell’incidente di Ustica sembravano ancora ufficialmente un mistero per la giustizia italiana. Il 27 giugno scorso, in occasione dell’anniversario, era stato lo stesso presidente Napolitano a sollecitare “ogni sforzo, anche sul piano internazionale, per giungere a conclusioni che rimuovano ambiguità, dubbi e ombre che ancora circondano quel tragico fatto”.


Nel 2008 l’ex presidente Francesco Cossiga disse che ad abbattere l’aereo di linea fu un missile sparato da un caccia francese, e la Procura di Roma aprì un fascicolo.


Il volo civile, secondo una ricostruzione che anche Cossiga offrì, sarebbe stato abbattuto perché si trovava in prossimità di un aereo su cui volava Muammar Gheddafi, uscito indenne dall’attacco perché informato in precedenza dal servizio segreto militare italiano.


L’ex ministro della Giustizia Angelino Alfano ha inoltrato un anno fa quattro rogatorie internazionali relative alla vicenda.


L’unico procedimento giudiziario conclusosi con sentenza definitiva in Italia sul caso è quello che ha mandato assolti due generali dell’Aeronautica accusati dai magistrati di aver compiuto depistaggi sulla vicenda.