Paura recessione affonda Milano e le altre Borse

ROMA – I mercati mondiali tornano a sprofondare, dopo che mercoledì le decisioni della Federal Reserve, la banca centrale americana, hanno deluso le attese e al tempo stesso accentuato le paure sui rischi di ricaduta in recessione delle economie avanzate.


Uno scenario che secondo diversi osservatori è già in atto, e che proprio ieri ha trovato poco gradite conferme nei dati sull’attività delle imprese dell’area euro: a settembre è già finita in territorio recessivo, secondo una indagine periodica.


L’euro crolla a 1,3385 dollari, ai minimi da febbraio. In questo quadro allarmistico l’Italia subisce ancora i contraccolpi del declassamento di rating deciso da Standard & Poor’s, che ha avuto come conseguente prosecuzione un taglio anche ai rating di sette banche della penisola, mentre diverse altre sono finite sotto esame.


Questo si evidenzia con indebolimenti dei prezzi dei Btp, e speculari aumenti dei loro rendimenti che fanno riallargare il differenziale (spread) rispetto ai Bund della Germania.


Il rendimento dei Bund a 10 anni è sceso all’1,72%, quello dei Btp italiano sale a 5,76%. Il differenziale ha tocca così quota 412, il livello più alto da quando la Bce ha iniziato a comprare i titoli di Stato italiani.
Ma ieri sono nuovamente tutti i mercati europei a subire pesanti correzioni ribassiste, mentre l’area euro resta sotto tensione per la vicenda Greca.


A dispetto del moltiplicarsi di impegni di Atene a centrare i suoi obiettivi di risanamento dei conti, su cui ad oggi è in ritardo, e con cui dovrebbe assicurarsi altri aiuti di Ue e Fmi, sembra guadagnare consistenza lo scenario di una insolvenza sui pagamenti, seppure pilotata dalle autorità internazionali.


Parigi ha chiuso in ribasso del 5,25%, Francoforte del 4,96%, Londra del 4,67%, Zurigo del 3,41%.
A spaventare sembra essere stata soprattutto la Fed: la banca centrale Usa ha sì varato nuove misure a sostegno dell’economia, ma di fatto si tratta di un rimescolamento delle carte perché avendo margini di intervento apparentemente esauriti si limiterà a vendere titoli di stato Usa a breve scadenza, per finanziare acquisti su bond a lunga maturazione nella speranza – ancora tutta da verificare – che ciò allevierà i tassi su mutui e prestiti alle imprese.


A fronte di una economia che continua ad indebolirsi, e che secondo la stessa Fed continuerà a soffrire di elevata disoccupazione, questo è tutto quello che la banca centrale Usa appare in grado di mettere in campo.