Formigoni: “Tre settimane per le riforme altrimenti al voto”

ROMA – “Nel pieno della crisi un passo indietro del premier sarebbe negativo. Il Paese ha bisogno di riforme e lui ha il dovere di farle. Se le fa, è legittimato a proseguire fino al termine della legislatura, in caso contrario il governo sarebbe talmente indebolito che le elezioni anticipate sarebbero inevitabili”. Lo dice a La Repubblica, il Governatore della Lombardia, Roberto Formigoni secondo cui i tempi per le riforme sono stretti: “due o tre settimane”.

– Siamo di fronte a un’ultima chiamata che arriva direttamente dai nostri elettori, che chiedono uno scatto di intelligenza e responsabilità. Se non ci sarà, rischiamo un enorme crollo di consensi.

Il rischio di elezioni anticipate c’è, sottolinea il presidente, anche in virtù del referendum sulla legge elettorale. Per questo, spiega, “dobbiamo essere lungimiranti accelerando sulle primarie: dobbiamo farle all’inizio del prossimo anno. E’ finita la stagione dei nominati dal partito. Quel che voglio è che la nuova epoca del Pdl sia fondata su una concezione non dinastica, ma democratica’’.

Quanto all’ipotesi di dimissioni del ministro dell’Economia, per Formigoni non sono necessarie, ma “a condizione che Tremonti accetti la collegialità. Altrimenti sarebbe giusto che facesse un passo indietro’’.

Quagliariello: “Cabina di regia a Palazzo Chigi”

“Ora servono misure per crescita e riduzione del debito pubblico. Visto che si tratta di misure straordinarie, occorre una straordinaria coesione del partito e della maggioranza. Si trovi il luogo, la camera di compensazione in cui governo, partito e gruppi parlamentari possano condividere idee e proposte’’. Ad affermarlo è a La Stampa il vice presidente dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello.

– Chiunque in questo momento opera strappi se ne assumerà le conseguenze. Quel che non dobbiamo fare è restare a metà del guado: per non perdere elettori e anima. Ci vuole una coesione straordinaria.
Sulla richiesta di un passo indietro del premier, dice:
– Il problema non è trovare una soluzione miracolistica: via Berlusconi tutto si risolve. La vicenda del Paese ha una sua fisiologia e Berlusconi è stato legittimamente votato. Le cose hanno tempi fisiologici e Berlusconi è il primo a esserne consapevole’’.

Franceschini: “Suicidio continuare così”

“Tutti capiscono che è un suicidio continuare così. Ogni giorno di Berlusconi al governo costa miliardi di euro”. Lo dice a La Repubblica il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini che ribadisce come la scelta dei democratici sarebbe quella di un governo di salvezza nazionale che arrivi al 2013, aggiungendo che “meglio della situazione attuale sarebbe anche un governo della stessa maggioranza ma senza Berlusconi. Rimarremmo all’opposizione, ma un clima migliore sarebbe possibile”.

– Quelle di Berlusconi sono le parole di un uomo disperato, impaurito: il rischio è quello di creare una differenza incolmabile tra quello che vive il Paese e ciò che avviene nei Palazzi della politica. Le forze sociali ed economiche, gli osservatori internazionali, i governi degli altri Paesi capiscono che è suicida andare avanti così. C’è bisogno di un governo guidato da una personalità credibile, sul modello di Ciampi, con una larghissima base parlamentare, che finisca la legislatura. La sola uscita di Berlusconi varrebbe tre manovre.
Persino Casini, però, dice andiamo a votare.

– Ha ragione. Qualsiasi cosa – conclude Franceschini – è meglio di questa agonia.