Brunetta: “Stop a certificati antimafia” Altolà di Maroni: “Sono indispensabili”

ROMA – “Semplificare ed eliminare certificati inutili come il Durc e l’antimafia”. Così il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta anticipa una delle misure contenute nel Dl Sviluppo, individuando nella semplificazione e nella vendita di beni che non producono ricchezza le “vitamine” per crescita e sviluppo.


L’annuncio di Brunetta solleva dure critiche dall’opposizione e non solo. Un altolà arriva anche dal Viminale, con il ministro dell’Interno, Roberto Maroni che avverte:
– La certificazione antimafia non si può modificare: è uno strumento indispensabile per combattere la criminalità organizzata e contrastare le infiltrazioni malavitose negli appalti pubblici. Il governo, del resto, ha appena approvato il Codice delle leggi antimafia che ha riscritto la normativa sulla certificazione antimafia per renderla efficace e rapida, venendo incontro alle richieste delle imprese.
L’opposizione va all’attacco.
– Nel sacro fuoco della semplificazione amministrativa che, fin qui, ha solo complicato la vita a tutti, il ministro Brunetta vuole bruciare la certificazione antimafia per le imprese – afferma il vicepresidente dei deputati Pd, Michele Ventura -. Leggiamo indiscrezioni che legano il rinnovato interesse per la crescita di questo governo al mai sopito amore per i condoni, tombali o no, che potrebbero trovare spazio tra le misure anti-crisi. Ecco le idee dell’esecutivo per la crescita: meno legalità per tutti.


Sempre dal Pd il senatore Giuseppe Lumia, della commissione Antimafia, parla di proposta “delirante”.
– Così si indebolirebbe ulteriormente il controllo di legalità in un settore, quello degli appalti pubblici, che fa gola alle mafie.


Duro anche il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi.


– Proposta assurda e pericolosa. Questo governo è sempre più sorprendente, in senso negativo: è capace di penalizzare i lavoratori e far favori alla mafia. Siamo all’assurdo. Tutti sanno che le mafie vanno combattute a partire dai propri interessi economici ed eliminare i certificati antimafia è un’assurda facilitazione alla malavita. Sono senza vergogna.


Per il vicepresidente di Fli, Italo Bocchino, la proposta “è scandalosa ma in linea con la decisione presa dal Pdl di salvare l’imputato per mafia Saverio Romano o mantenere Nicola Cosentino come coordinatore regionale in Campania”.


Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, lancia l’allarme.
– Il certificato antimafia ha permesso, previa verifica, di bloccare gli interessi delle mafie negli appalti. La scelta di indebolirlo – dice don Ciotti – e scaricare la questione sulla p.a. ha il sapore di un anestetico che invece di snellire la procedura rischia di render tutto ancor più complicato con una moltiplicazione di lavoro per enti che già devono affrontare tagli e riduzione di servizi e personale.


Brunetta replica alle polemiche spiegando che a scomparire non sarà il certificato antimafia ma l’obbligo per le imprese della sua presentazione.


– Preso dal sacro fuoco della banalità politica, il Pd non ha perso un minuto a riflettere su questa proposta di semplificazione – afferma il portavoce del ministro, Vittorio Pezzuto – Nei rapporti con la p.a. i certificati saranno sostituiti dalle autocertificazioni, mentre le certificazioni rilasciate dalla p.a. resteranno valide solo nei rapporti tra privati. Sui certificati da produrre ai soggetti privati sarà apposta, pena la nullità, la dicitura ‘Il presente certificato non può essere prodotto agli organi della p.a. o ai privati gestori di pubblici servizi’. Alle amministrazioni e ai gestori di pubblici servizi verrà lasciata solo la scelta fra acquisire d’ufficio informazioni, dati e documenti o accettare le autocertificazioni di cittadini e imprese. Brunetta ha precisato che questo varrà innanzitutto per il Durc (Documento Unico Regolarità Contributiva) e le certificazioni antimafia: nulla sarà richiesto al cittadino e si dovrà procedere sempre all’acquisizione d’ufficio.


Il portavoce replica al procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, che ha espresso un certo scetticismo parlando di idee “campate in aria”.


– Ricordiamo che l’iniziativa di semplificazione annunciata dal ministro Brunetta serve a rendere cogenti per le amministrazioni quanto già previsto in tema di certificazione antimafia dall’articolo 4, comma 13 del decreto Sviluppo. La legge già prevede che siano le p.a. a doversi procurare la certificazione antimafia, senza più usare come fattorini imprese e cittadini. Più chiaro di così…