Amanda e Raffaele ‘liberi subito’, in strada si grida: ‘Vergogna’

PERUGIA – Assoluzione perché il fatto non sussiste. Con questa motivazione il giudice ha ordinato la scarcerazione di Amanda Knox e Raffaele Sollecito, già condannati in primo grado a 26 e 25 anni di carcere per il delitto di Meredith Kercher, la studentessa inglese uccisa a coltellate nella sua abitazione la sera del primo novembre 2007 a Perugia.


Un clamoroso colpo di scena che però era nell’aria. Il tutto in diretta tv, anche negli Stati Uniti e a Seattle, la città della Knox. Un verdetto accolto dai due giovani in aula, con la Knox che non tratteneva le lacrime pochi istanti prima della sentenza di secondo grado. E che poi si lasciava andare a un pianto di gioia. Amanda ha abbracciato la sorella.


Amanda, scagionata dalla accusa di aver ucciso la sua amica è stata riconosciuta colpevole per calunnia nei confronti di Patrick Lumbumba e condannata per questo reato a tre anni di reclusione già comunque scontati. Sia lei che Raffaele, che invece ha accolto impassibile la sentenza, dovrebbero essere ricondotti in carcere solo per espletare le formalità dovute e poi torneranno liberi.


Delusione invece sui volti della famiglia di Mez: la madre, la sorella e il fratello della studentessa inglese si sono scambiati solo qualche parola tra loro., profondamente turbati. ‘’Vergogna, vergogna’’, invece il grido che si è alzato dalla folla riunita sotto il Palazzo di Giustizia dopo la sentenza.


A prendere la parola, prima che i giudici si ritirassero in camera di Consiglio, i due imputati. A mani giunte e in lacrime Amanda, senza nessuna traccia scritta, ha parlato ai giudici della Corte d’Assise d’Appello prima che si ritirassero in camera di consiglio.


– Io non ho ucciso, non ho violentato, non ho rubato, non ero presente. La notte dell’omicidio avevo paura che se fossi stata lì sarei stata uccisa anche io. Meno male che Raffaele in quel momento c’era. Non riuscivo a credere come fosse possibile, avevo paura- ha sostenuto la Knox – perché una persona con cui io stavo condividendo la mia vita che aveva la camera da letto accanto alla mia sia stata uccisa in quel modo brutale. Noi meritiamo la libertà perché non abbiamo fatto niente per non meritarla. Io ho perso un’amica nel modo più brutale e inspiegabile. Hanno detto molte cose su di me. Ma io non sono quello che loro dicono: la perversione, la violenza non mi appartengono. Non ho fatto le cose che loro suggeriscono che avrei fatto. Sono la stessa persona che ero quattro anni fa. La sola cosa che è cambiata – ha aggiunto – è quello che ho sofferto.


Prima di Amanda a parlare era stato Raffaele che ha esordito chiedendo scusa ai giudici.


– Sono teso, per me è un momento critico. Non ho mai fatto del male a nessuno, mai nella vita. L’accusa che mi è stata mossa contro, ho sempre pensato che si sarebbe esaurita, che si sarebbe chiarito tutto nel giro di poco tempo, invece ho dovuto sopportare e andare avanti giorno per giorno. Ogni giorno in carcere, alla fine del giorno è già una morte. Io e Amanda siamo in carcere da più di 1.400 giorni – ha affermato lo studente barese – lì abbiamo praticamente trascorso quasi 20 ore al giorno in uno spazio che non supera i 2 metri e mezzo per 3. E’ difficile immaginare una cosa del genere, anche piccole cose raggiungono un’importanza fondamentale. Come una carezza, una parola di conforto, un abbraccio.


Quanto al fatto di aver accusato Amanda:
– Questo non è vero, è completamente falso. Non ho nemmeno motivo per parlare di Guede, io non ho mai conosciuto Guede, non l’ho mai nemmeno sentito parlare prima delle udienze del processo. Io conosco meglio voi della corte che Guede, lui l’ho solo incrociato qualche volta nelle udienze. Per me è anche assurdo anche doverlo ripetere.


Poi la lunga attesa davanti alle televisioni di mezzo mondo e la sentenza. Assolti entrambi.