Intercettazioni: il Pdl apre, Wikipedia sciopera

ROMA – Non si potrà pubblicare il contenuto delle intercettazioni fino alla cosiddetta ‘udienza-filtro’. Fino al momento, cioè, in cui il magistrato non farà una selezione tra gli ‘ascolti’ rilevanti per il processo e quelli che non lo sono. E il divieto varrà anche per quelle intercettazioni che verranno trascritte in atti emessi prima di tale udienza come, ad esempio, le ordinanze di custodia cautelare.


E’ questo il ‘punto di caduta’, o meglio, il tentativo di mediazione che offre il Pdl al Terzo Polo nella speranza di riuscire ad allargare il consenso sul provvedimento, come spiega il capogruppo del Pdl in Commissione Giustizia della Camera, Enrico Costa, “oltre il confine della maggioranza”.


Ma centristi e finiani restano freddi di fronte alla ‘mano tesa’ dei berlusconiani.


Il presidente della Commissione Giustizia di Montecitorio, Giulia Bongiorno, che ha lavorato per circa due anni alla stesura del ddl insieme al legale del premier Niccolò Ghedini, dice ‘no’ a un ulteriore stravolgimento del testo e minaccia di fare “un passo indietro” come relatore. “Non me la sento di essere relatore di un testo diverso”, dice in una conferenza stampa del Terzo Polo convocata per rispondere alla proposta del Pdl. Aggiungere dei “pezzi del ddl Mastella” alla versione licenziata dalla Commissione Giustizia e ora all’esame dell’Aula, sarebbe un “vero obbrobrio”.


In più, aggiunge il centrista Roberto Rao, ci sono altre parti della riforma che andrebbero riviste: “la norma ormai nota come ‘ammazza-blog’ e quella secondo la quale debba essere un collegio di tre magistrati ad autorizzare o a prorogare gli ‘ascolti’. E’ questo un lusso – aggiunge Rao – che il sistema giudiziario non può permettersi anche perché con il sistema delle incompatibilità si porterebbero i piccoli e i medi tribunali alla paralisi.


Il Terzo Polo, insomma, dice ‘no’ al tentativo di mediazione del Pdl e rilancia su due questioni ‘spinose’, una delle quali, quella del tribunale collegiale, venne proposta all’epoca proprio da Giulia Bongiorno, come ulteriore ‘sforzo’ nella trattativa con Ghedini.


L’Udc, però, non se la sente di sbattere la porta in faccia ai berlusconiani che comunque “qualche passo indietro hanno fatto” e così Rao avverte che ritirerà le questioni pregiudiziali presentate contro il ddl intercettazioni e che si asterrà su quelle presentate dal resto delle opposizioni. Questa decisione viene considerata come “gesto significativo” dal capogruppo del Pdl in Commissione, Enrico Costa, autore dell’‘emendamento-compromesso’. “Non ci aspettavamo subito un sì alla nostra proposta di mediazione – sottolinea Costa – ma la decisione di ritirare le pregiudiziali la guardiamo assolutamente con favore. Il nostro emendamento – prosegue – spero diventi concretamente una base di lavoro comune”.


Se l’Udc dice no pur senza usare i toni dello scontro, il Pd alza le barricate. “Faremo un’opposizione dura”, assicura il segretario Pier Luigi Bersani. “Metteremo in atto tutte le azioni di contrasto parlamentari”, promette il capogruppo Dario Franceschini. L’emendamento del Pdl di oggi, rincarano la dose Andrea Orlando e Donatella Ferranti, “è un grave passo indietro” visto che le intercettazioni contenute in atti come ordinanze di custodia cautelare o decreti di perquisizione, “hanno già superato il vaglio di rilevanza e pertinenza del gip”.


L’enciclopedia libera si autosospende per protesta


Wikipedia si autosospende per protesta contro il ddl intercettazioni. Il sito di enciclopedia libera in qualunque pagina si apre con il comunicato in cui spiega le ragioni del dissenso: ‘’Con le norme del ddl intercettazioni non esisteremo più. Sarebbe un’inaccettabile limitazione della propria libertà e indipendenza”.
E’ solo la versione italiana di Wikipedia quella non consultabile.

Nel comunicato ai lettori si spiega che “negli ultimi 10 anni, Wikipedia è entrata a far parte delle abitudini di milioni di utenti in cerca di un sapere neutrale, gratuito e soprattutto libero. Oggi, purtroppo, i pilastri di questo progetto – neutralità, libertà e verificabilità dei contenuti – rischiano di essere compromessi dal comma 29 del ddl intercettazioni.

Tale proposta di riforma prevede anche l’obbligo per tutti i siti web di pubblicare, entro 48 ore e senza alcun commento, una rettifica su qualsiasi contenuto che il richiedente giudichi lesivo della propria immagine.

Purtroppo, la valutazione della lesività di detti contenuti non viene rimessa a un Giudice terzo e imparziale, ma unicamente all’opinione del soggetto. Vogliamo poter continuare a mantenere un’enciclopedia libera e aperta a tutti”