Scajola raduna i suoi e chiede una ‘scossa’

ROMA – C’è aria da resa dei conti nel Pdl. Da un lato le ‘fronde’ guidate da Scajola e Pisanu. Dall’altro chi, in testa il segretario Alfano, non è disposto a cedere alla più pesante delle richieste: un passo indietro di Silvio Berlusconi. In mezzo, la vasta area dello scontento (da Alemanno-Formigoni ad alcuni ‘responsabili’), cui i ‘frondisti’ guardano per accrescere le proprie truppe. Ma l’esito più probabile non sembra al momento lo strappo: anche Scajola, che avrebbe scritto una lettera – si apprende in ambienti della maggioranza anche se i fedelissmi dell’ex ministro non confermano – al presidente del Consiglio per spiegargli le sue ragioni, tende a frenare su ipotesi estreme. Mentre nella maggioranza si susseguono incontri, cene, conciliaboli. Il vertice decisivo potrebbe essere quello tra Angelino Alfano e Claudio Scajola.

La linea dettata da Silvio Berlusconi è quella della fermezza verso i malpancisti. Mentre dal Pdl si tende a minimizzare la portata del problema (‘’normale confronto politico’’, dice Fabrizio Cicchitto). Il segretario, assicurano, sta cercando la via della mediazione con l’ex ministro, tenendo ben fermi alcuni paletti, primo tra tutti l’escludere come ‘’impraticabile’’ il passo indietro di Berlusconi.

– Non chiediamo il passo indietro. Quello che invochiamo è una scossa. Nessuno vuole andare alla guerra – dice un parlamentare molto vicino a Scajola, secondo la linea verso cui sembra indirizzato l’ex ministro. Ma poi significativamente aggiunge:
– Se comandano la Lega e Tremonti, non ci stiamo. Vogliamo che Berlusconi prenda in mano le redini del governo, a partire dal decreto sviluppo. Perchè se lui è bloccato serve un passo indietro, se dimostra di poter governare, non serve.

Un ultimatum, dunque. Non uno strappo. O almeno, non ancora. Sarebbe questo, in estrema sintesi, lo scopo del documento che gli scajoliani stanno limando dalla scorsa settimana (ma che potrebbe alla fine restare soltanto una bozza). Nessuna resa dei conti in Parlamento dovrebbe arrivare dunque in questi giorni sul ddl intercettazioni (su cui a ogni buon conto il Pdl sembra orientato a non mettere la fiducia), ma il confronto potrebbe essere rimandato al decreto sviluppo.