Il governo cade sul bilancio, assente il ministro Tremonti

ROMA – Il governo cade alla Camera sul rendiconto generale dello Stato ed è il caos. Per le assenze nella maggioranza, l’Aula boccia il primo articolo uno del provvedimento anche grazie ad alcune assenze pesanti, in primis quella di Giulio Tremonti. Ma pesano politicamente le assenze di Claudio Scajola e di diversi ex Responsabili, nonche’ di Umberto Bossi (incolpevole, a quanto pare, perchè stava rispondendo ai giornalisti fuori dall’Emiciclo senza accorgersi che si tava votando).


Berlusconi, che assiste personalmente in diretta alla disfatta è furioso, schiva, con un gesto di stizza, il ministro del tesoro che nel frattempo era entrato in Aula. Il cavaliere è visibilmente preoccupato per le possibili conseguenze dalla bocciatura del testo, che per il presidente della Camera Gianfranco Fini ‘’è un fatto senza precedenti’’: con lo stop arrivato al Rendiconto si blocca anche la Legge di Stabilità che era attesa al Consiglio dei ministri di domani.


A metà pomeriggio il presidente del Consiglio viene chiamato in fretta e furia a Montecitorio. Poco prima, l’Aula aveva approvato con soli due voti di scarto la risoluzione di maggioranza alla nota di variazione del Def. Per questo gli era stato chiesto di precipitarsi da Palazzo Grazioli così da garantire alla maggioranza un voto in più. Il premier siede tra i ministri Fitto e Prestigiacomo. Un minuto dopo, il voto. Nulla lascia, in fondo, presagire l’amara sorpresa in arrivo per il governo. In Aula sta entrando Tremonti e anche Bossi, presente nel pomeriggio, arrivava lentamente, dopo aver parlato coi cronisti in Transatlantico.


Finisce 290 pari, l’articolo del rendiconto generale dell’Amministrazione dello Stato è respinto: la maggioranza richiesta, infatti, era di 291 voti. Nell’Emiciclo c’è un secondo di smarrimento, di silenzio quasi irreale; dopodichè, dai banchi dell’opposizione parte un applauso liberatorio e si comincia ad urlare ‘’Dimissioni, dimissioni!’’ verso i banchi del governo. Berlusconi è una statua di sale. Il presidente del Consiglio appare allibito, quasi incredulo, pietrificato. Qualche secondo dopo, gli si avvicina il capogruppo del Pdl Cicchitto che gli dice qualche fugace parola. Ma lui non risponde, sembra quasi in trance. Un attimo dopo, mentre in Aula si precipita pure Gianfranco Fini a gestire una situazione mai verificatasi prima, il premier si alza e, senza salutare nessuno, va velocemente verso l’uscita. Sul suo percorso, seduto all’ultima sedia del banco del governo, c’è Giulio Tremonti, che non ha fatto in tempo a votare e, attaccato anche dal Pdl, nega l’esistenza di ‘’ragioni politiche’’ collegate alla sua assenza. Berlusconi non lo degna di uno sguardo: lo sposta, con un gesto che pare chiaramente di stizza, per poi uscire dall’Emiciclo scuotendo vistosamente dei fogli che regge in mano mentre Dario Franceschini gli ricorda che la sua maggioranza non c’è più e che gli resta solo di consegnare le dimissioni al presidente Napolitano che, per una curiosa coincidenza, è anche lui a Montecitorio per una cerimonia.


Parte la ‘spunta’ degli assenti sui tabulati: tra quelli che non hanno votato risultano Scajola, Bossi, Scilipoti e Micciche’. Dei Responsabili mancano in 6, 14 del Pdl e tre della Lega: oltre a Bossi non ci sono né Stefano Stefani (sta male) né Matteo Bragantini, cui ieri è nato un figlio. Denis Verdini non vede una lettura politica in quanto e’ successo.


– E’’ un incidente puro, vero e reale, grave – sostiene il coordinatore del Pdl.


L’opposizione, ovviamente, la pensa diversamente.


– Un governo bocciato sul consuntivo non può fare l’assestamento di bilancio e senza assestamento il governo non c’è più. Mi aspetto che Berlusconi ora si convinca ad andare al Quirinale – dice Bersani del Pd, mentre per Casini dell’Udc per ‘’salvare la credibilità dell’Italia’’ l’unica strada oggi percorribile è rappresentata dalle ‘’dimissioni di Berlusconi e di Tremonti’’.


E Di Pietro si appella al Quirinale:
– Prima che sia troppo tardi ponga fine al governo Berlusconi e ci mandi a elezioni anticipate
A questo punto, si cerca una soluzione allo scivolone. Per Berlusconi il ‘’problema tecnico è risolvibile’’, e la palla passerà oggi alla Giunta per il Regolamento di Montecitorio.