Si avranno solo 5 deputati

ROMA – Nella riunione dell’Ufficio di Presidenza del Senato, integrato dai rappresentati dei gruppi parlamentari, si è convenuto di iscrivere all’odg, a partire dalla prossima settimana, l’esame in sede referente del ddl costituzionale n. 2941, d’iniziativa del Governo e a firma Berlusconi e Bossi, contenente “disposizioni concernenti la riduzione del numero dei parlamentari, l’istituzione del Senato federale della Repubblica e la forma di Governo”.


L’annuncio è stato dato nel corso della riunione della Commissione Affari Costituzionali, mentre alla Commissione Affari Esteri, riunita per completare l’esame del testo unificato dei ddl costituzionali che propongono solo la riduzione del numero dei parlamentari, il relatore Oreste Tofani (Pdl) ha osservato che il ddl n. 2941 ha una portata più vasta intervenendo sull’assetto stesso e sui compiti delle due Camere.
In questo più contesto di ridefinizione di compiti e poteri, gli art. 1 e 3 prevedono una riduzione dei deputati a 250, 5 dei quali eletti nella circoscrizione Estero. Il mantenimento presso la sola Camera dei deputati della rappresentanza delle comunità italiane nel mondo si collega al nuovo assetto del Senato federale, che se riformato sarà di 250 senatori e rappresentativo delle autonomie territoriali, senza alcuna rappresentanza degli italiani all’estero.


La Commissione Affari Esteri-Emigrazione del Senato della Repubblica ha espresso un parere non ostativo sul testo, sottolineando però che “nell’ipotesi dell’approvazione della riforma, ciascuna ripartizione vedrebbe l’elezione di un solo rappresentante. Ciò avrebbe un effetto paradossale: sottorappresentare la comunità italiana più consistente, quella in Europa, e sovrarappresentare comunità molto più piccole, quali quelle dell’America del Nord e in Africa e Oceania”.


Il senatore Massimo Livi Bacci (Pd) ha detto di condividere la scelta di mantenere una rappresentanza delle comunità italiane all’estero solo presso Montecitorio. Al contrario, il senatore Claudio Micheloni (Pd), si è detto contrario, sottolineando che sarebbe preferibile mantenere una presenza nel Senato, espressione delle regioni. Il rischio, secondo Micheloni, è che si modifichi in senso peggiorativo un sistema di rappresentanza politica delle comunità italiane all’estero che ha costituito un esempio per le riforme costituzionali di altri Paesi europei.