Polemica nel governo ministri sul piede di guerra

ROMA – Oggi il cdm varerà il nuovo testo sul rendiconto generale dello Stato insieme alle leggi di bilancio e stabilità.

E’ questa la soluzione che ha trovato Silvio Berlusconi all’impasse istituzionale creatasi dopo la bocciatura martedì scorso del ddl sul rendiconto generale del 2010 da parte della Camera. Ed è già polemica nel governo, con i ministri sul piede di guerra contro Giulio Tremonti a causa dei cosiddetti tagli ‘lineari’ contenuti nella legge di stabilità. Forti malumori di cui Stefania Prestigiacono, ministro dell’Ambiente, sembra essere la massima rappresentante con una netta bocciatura delle misure proposte dal tesoro.


– Non potrò votare né in Consiglio dei ministri né in Parlamento una legge che di fatto cancella il ministero – ha affermato.


Intanto, con una procedura finora inedita, grazie al probabile voto di fiducia al governo da parte della Camera, verrà superato lo scoglio della ripresentazione di un testo, quello sul rendiconto, respinto da uno dei rami del Parlamento. L’impasse dipende dal fatto che senza il sì delle Camere al Rendiconto 2010 non si può nemmeno approvare l’Assestamento di Bilancio 2011, legge che autorizza il governo a compiere le necessarie azioni per chiudere l’esercizio dell’anno in corso.


La difficoltà nasce dalla cosiddetta ‘’improcedibilità’’, cioè dal fatto che una legge bocciata non puo’ essere ripresentata tale e quale alla Camera prima di sei mesi. D’altra parte presentare un nuovo Rendiconto solo leggermente modificato era impossibile, visto che esso non fa che fotografare la situazione dei conti. Nel discorso alla Camera il premier Berlusconi ha delineato il percorso per uscire dallo stallo. Ha infatti chiesto la fiducia su una serie di contenuti, tra i quali la riproposizione dello stesso testo del Rendiconto. Se la Camera darà il via libera al governo, autorizzerà essa stessa a superare il veto della ‘’improcedibilità’’ o ‘’ne bis in idem’’ (non si vota due volte su una stessa legge).


Dopo la fiducia dunque, ha detto Berlusconi, il Consiglio dei ministri varerà il Rendiconto 2010 e lo presenterà in Senato per la prima lettura.


Berlusconi ha poi affrontato il tema politico della ‘’quasi sfiducia’’ che sarebbe costituita da una bocciatura di una legge di Bilancio. ‘’L’incidente parlamentare’’ di cui si è scusato ‘’personalmente’’ ha determinato effettivamente ‘’una situazione anomala’’, che però, ha affermato il premier, ‘’non può avere improprie conseguenze sul piano istituzionale’’. E qui Berlusconi ha voluto fare ‘’qualche precisazione’’, non per ‘’partecipare alla disputa tecnico-giuridica che dilaga sui giornali – ha detto – ma per lasciare agli atti del Parlamento una precisa assunzione di responsabilità’’. Il Rendiconto, ha sostenuto, ‘’appartiene alla categoria delle cosiddette leggi formali, ovvero dei provvedimenti legislativi che hanno soltanto la forma di legge, ma non ne hanno le caratteristiche sostanziali’’; infatti essa è puramente ‘’accertativa’’ della realta’ ‘’consolidata’’ dei conti dell’anno precedente.


In caso di votazione negativa, quindi, ‘’parlare di sfiducia nei confronti del Governo è del tutto improprio’’ perchè il Rendiconto non rientra tra le leggi ‘’della programmazione finanziaria per le quali è certamente necessaria una consonanza tra Esecutivo e Parlamento’’.


– L’equiparazione, proclamata dai partiti della minoranza, tra Rendiconto e leggi di bilancio e di stabilità – ha concluso – è pertanto del tutto forzata e strumentale.


Le opposizioni, che hanno disertato l’Aula non hanno potuto ribattere a queste tesi. Per la maggioranza il vicecapogruppo del Pdl, Massimo Corsaro, (che si è ‘’scusato con tutti gli italiani per l’incidente parlamentare’’) ha appoggiato la tesi del premier, citando una dichiarazione dell’ex presidente della Corte Costituzionale, Valerio Onida.


– Il rendiconto non è una legge autorizzativa, bensì ricognitiva – ha detto -. Il ‘ne bis in idem’ non è un ostacolo, perchè bisogna guardare alla sostanza. O il rendiconto è sbagliato, e allora si boccia, o è giusto e allora si può rivotare lo stesso testo.