Lettere al Direttore: perchè… perchè… perchè….

Voglio dedicare queste mie riflessioni ad una eccellente giornalista venezuelana, Carolina Jaime Branger, obbligandola impietosamente a farselo tradurre, se lo riterrà necessario, da qualche buon amico italiano per non rischiare d’immergermi nel mio scadente “Castellano”. Sento una particolare considerazione per la signora Branger perchè mi sono accorto dai suoi articoli, che sempre leggo, che ha un affetto particolare per il Paese dal quale provengo: la mia Italia. Ha scoperto e parlato delle tante bellezze del nostra Paese, parafraseando, in una simpatica nota, una delle nostre tipiche e direi più belle canzoni: “O sole mio…”, dicendo che quel sole non era solo degli italiani, ma anche un po’ suo.

Ritengo doveroso dire alla signora Carolina, certo di farle piacere, che anche noi italiani abbiamo sempre pensato che il Venezuela fosse uno dei Paesi più belli del mondo, dimostrando il nostro amore, col far nascere qui i nostri figli. Purtroppo molto è cambiato in questi anni e questo cambio ci impone il dovere di una profonda e dolorosa riflessione, lasciando aperto il nostro cuore a tanti: “Perchè?”.

I miei ricordi del Venezuela iniziano nella decada del ’60. Che paese meraviglioso!! Fantastico per la sua natura tropicale, per un clima unico al mondo, per un mare magnifico, per le isole “misteriose” che ci costrinsero a godere di nuovo della nostra cultura Salgariana. Purtroppo oggi non è più così. Nelle isole non si può andare perchè sono tornati i pirati. Proprio così, i pirati che assaltano gli incauti naviganti che si ancorano in qualche posticino stupendo della nostra geografia marina per passare la notte; furti, omicidi, violazioni contro persone inermi, che porteranno a casa, quando è andata bene, il peggiore ricordo della loro vita e del nostro Paese. Perchè questo cambio?

Quando cinquant’anni fa arrivai in Venezuela sentivo il desiderio e la necessità di relazionarmi con la società venezolana, insomma integrarmi, farmi accettare. Devo ricordare, con grande piacere, che non ho dovuto fare molti sforzi perchè la cordialità allegra dei venezolano, la loro spontanea generosità, la loro esplosiva amicizia mi hanno immediatamente messo a mio agio. Le loro tradizioni famigliari, la loro religiosità il loro rispetto e la loro curiosità verso lo straniero, mi hanno sempre piacevolmente sorpreso ed hanno impegnato il mio comportamento di sincero affetto verso di loro. Perchè ciò non esiste più?

Sono tornati di moda lo sciovinismo, le frasi stupide ma che fanno male: “vete a tu paìs”. Ma qual’è il mio paese, se non questo dopo averci vissuto cinquant’anni con quattro figli nati qui, e tanto lavoro? Quanti perchè mi frullano per la testa; “perchè” che non esprimo per non soffrire e per non angustiare chi mi legge. Ognuno pensi ai propri perchè, ma riassumendo c’è in effetti una domanda che può essere valida per tutti, che voglio esprimere semplicemente come motivo di riflessione. Cosa è accaduto a questo bel paese tanto amato da noi italiani? Dove sono andati a finire la cordialità e l’affetto di chi ci ha accettato, l’aiuto generoso per favorire la nostra integrazione, la sincera spontanea amicizia tante volte dimostratati?

C’è una sola risposta: sono state concellate dall’avvento nefasto di un tempo nuovo, dominato dal male. E’ difficile trovare una risposta a tutti questi “perchè” e noi non lo vogliamo ne lo possiamo fare, per non giudicare nessuno. Però il non giudicare non ci impedisce di sperare. La speranza è l’ultima a morire. E’ l’estremo moto dell’animo nelle ore più buie. E’ l’attesa legata alla Fede. Non credere in nulla, non saper sperare significa rinunciare alla visione del nostro futuro. Non dev’essere così. Quando le nubi si fanno più nere e ci nascondono il cielo dobbiamo reagire, nella certezza che più in su c’è ancora il Sole che tornerà a splendere. Qualsiasi sia la meta che ci prefissiamo, la voce che ci deve accompagnare nel percorso, dovrebbe incessantemente ripeterci: abbi Fede! Con quest’ultima riflessione concludo che, più che dare risposta ai nostri “perchè”, dobbiamo sperare… sperare. Quel “Sole mio” della cara amica Carolina Jaime Branger, tornerà a splendere.

Giorgio Mazzucchelli.