Referendari: subito primarie. Pd: «Prima il programma»

ROMA – I tre leader referendari, Arturo Parisi, Antonio Di Pietro e Nichi Vendola scuotono il Pd e il dibattito sulle alleanze chiedendo di indire presto le primarie di coalizione: anzi in un appello pubblicato sostengono che i gazebo andrebbero organizzati ‘’entro l’autunno’’.

Fredda la risposta dei dirigenti Democrat, vicini al segretario Pier Luigi Bersani, che indicano un percorso diverso: prima si definisce il programma e poi si fanno le primarie. E lo stesso Bersani, in compagnia di Massimo D’Alema e Dario Franceschini, a sua volta rilancia l’offerta al Terzo Polo di un’alleanza per affrontare una legislatura di ‘’ricostruzione’’ dell’Italia.


Nell’appello pubblicato ieri su Repubblica, Parisi,Di Pietro e Vendola richiamano il milione e 200mila firme raccolte dal referendum come dimostrazione della voglia di partecipazione del ‘’popolo di centrosinistra’’. E questa voglia deve essere la risorsa per costruire l’alternativa a Berlusconi. Dunque primarie di coalizione ‘’entro l’autunno’’, per scegliere candidato, coalizione e programma.

L’accelerazione è per non farsi trovare impreparati in caso di urne in primavera. Immediata la risposta del capo della segreteria Politica del Pd, Maurizio Migliavacca:
– Le primarie di coalizione si faranno quando la coalizione avrà raggiunto un accordo esigibile sui punti fondamentali del programma e su meccanismi di stabilità di governo. Anche perchè il PD mira a una alleanza più ampia, rivolta ‘’alle forze sociali, ai movimenti civili e anche alle forze politiche e agli elettori moderati’’.
Obietta Mario Barbi, deputato ulivista del Pd e tra i promotori del referendum: le primarie di coalizione ‘’non sono un concorso di bellezza per scegliere una reginetta o un primo attore che interpreti la parte scritta dalle segreterie di partito che vigilano e vegliano sulla esigibilità di accordi stipulati non si sa come e non si sa da chi’’.


Insomma le primarie servono proprio a far scegliere agli elettori il programma e il candidato e solo questo rende vincolante il patto tra tutti i partiti, e non un accordo tra segreterie. Punto su cui insiste anche Giulio Santagata. La controreplica arriva da un altro esponente vicino a Bersani, Nico Stumpo.


– Non ripetiamo gli errori dell’Unione – afferma -. Non faremo una coalizione senza aver definito prima con chiarezza il programma di governo fatto di semplici e pochi punti.


E Bersani, in un intervista all’Unità spiega che sul programma stringato e preciso, ci dovrà essere un ‘’meccanismo di garanzia’’, su cui tutti i partiti si assumono un impegno preciso, in modo tale che nessuno si tiri poi indietro. Il segretario rilancia l’incontro tra ‘’progressisti e moderati’’ per la ‘’ricostruzione economica e civile’’ dell’Italia, così come fa Dario Franceschini. Sì, spiega pure Massimo D’Alema, percheèun alleanza Pd-Idv-Sel vincerebbe pure le elezioni, ma per un compito così grande ci vuole un consenso del 60% dell’elettorato.


Ma il leader di Fli, Gianfranco Fini, pone la questione ineludibile:
– Se l’Idv continua a proporre il disimpegno dell’Italia dalle missioni di pace o se Sel auspica il blocco della Tav non ha senso dar vita ad ammucchiate spurie.


E l’obiezione dal versante opposto la pone Nichi Vendola sui centristi in una intervista a Sky. Ma Bersani è caparbio:
– Chi per calcoli o piccoli problemi avanza preclusioni pregiudiziali e vuole sottrarsi a questa scelta, poi deve spiegare come si fa a evitare che vinca Berlusconi e il berlusconismo.