Povertà: lavoro e casa non bastano più

ROMA – Un lavoro non è più garanzia di benessere economico. Neanche se si vive in famiglia e neanche se si ha una dimora fissa. In Italia anche coloro che hanno queste caratteristiche possono vivere una condizione di povertà ed essere definiti ‘’nuovi poveri’’. I Centri Ascolto delle Caritas Diocesane ne hanno registrati, nel corso di 4 anni (2007-2010), ben il 13,8% in più. Percentuale che al sud è un record, arriva al 74%. Ma – secondo il rapporto, ‘’Poveri di diritti’’, messo a punto fra Caritas Italiana con la Fondazione Zancan sulla povertà e presentato ieri – le persone che hanno chiesto aiuto economico sono aumentate, nello stesso periodo, di ben l’80,8%. Il fenomeno in tempo di crisi è pagato soprattutto dai giovani (+59,6%) e dalle famiglie.


– CIRCA IL 20% IN PIU’ AI CENTRI ASCOLTO. Aumentata la percentuale di chi chiede un sostegno; al sud si sfiora +70%. Fra gli italiani c’è un incremento del 42,5%, fra gli stranieri del +13,9%. Al primo posto fra i problemi segnalati c’è la povertà economica, seguono i problemi occupazionali ed abitativi; al quarto posto, i problemi familiari. Anche per la casa si parla di ‘’emergenza’’ i cui problemi in 4 anni sono aumentati del 23,6%.


– SEMPRE PIU’ GIOVANI CHIEDONO AIUTO. Dal 2005 al 2010, il numero dei giovani che si è rivolto ai centri è aumentato del 59,6%; il 76,1% (era il 70% 5 anni prima) di questi non studia né lavora. Il 20% di chi si rivolge ai centri ha meno di 35 anni. Particolarmente vulnerabili si confermano gli stranieri che rappresentano il 70% delle persone che si rivolgono ai centri.


– DALLE MENSE 16.514 PASTI AL GIORNO. Oltre 6 milioni di pasti ogni anno – 16.514 al giorno – sono offerti dalle mense dei poveri della Caritas e di altri enti ecclesiali.


– FALLITA LA POLITICA DEI TRASFERIMENTI MONETARI. Secondo il rapporto, i soldi pubblici spesi per contrastare la povertà “sono spesi male e danno scarsi risultati”. Gli ultimi dati sulla spesa assistenziale (2008) dei comuni è aumentata del 4%, quella per la povertà dell’1,5% e quella per il disagio economico del 18%; il 31% dei 111,35 euro procapite di spesa sociale è destinato a dare risposte a persone povere o con disagio economico. Ma i risultati sono ‘’scarsi. Serve un netto cambiamento di rotta’’.


– I SERVIZI ECCLESIALI CONTRO LA POVERTA’. Sono 2.905, pari al 20,4% di tutti i 14.214 centri. Sono 806 le nuove iniziative attivate negli ultimi 2-3 anni presso 203 diocesi. In un anno è aumentato del 39,6% il numero di attività/progetti. In particolare, sono stati attivati progetti di microcredito socio-assistenziale il 133 diocesi; per lo più al nord (41,4%). 131 diocesi hanno attivato fondi per l’emergenza.


– URGONO POLITICHE ISTITUZIONALI MA NON SOLO. I promotori del rapporto giudicano ‘’peggiorative’’ le politiche governative contro la povertà; ‘’manca un impegno politico per contrastare la povertà’’; il Fondo per le politiche della famiglia è passato dai 185,3 milioni di euro nel 2010 ai 31,4 previsti nel 2013. Accanto a questo, sempre per i promotori del rapporto, la povertà non porta solo disagio materiale ma anche scarsità di diritti in generale in contrato con quanto affermato dalla Costituzione; in particolare, il diritto dell’uguaglianza e della parità. E’ richiamato il ‘’furto’’ alla collettività dell’evasore fiscale. Fra le ricette che chiamano in causa sia il governo centrale che locale, anche una maggiore responsabilizzazione personale (‘’più attivismo, basta con la fatalità’’). E poi, serie politiche di prevenzione che puntino all’occupazione; maggiore progettualità e formazione in particolare fra i giovani.