Berlusconi a Lavitola: «Siamo nelle mani di giudici di sinistra»

ROMA – Quattro telefonate intercettate tra il 14 e il 30 ottobre del 2009 tra il premier Silvio Berlusconi e il faccendiere Valter Lavitola, depositate agli atti dell’inchiesta di Pescara sui fondi dell’ ‘Avanti’, sono state pubblicate dal quotidiano Repubblica.

All’indomani della bocciatura da parte della Corte Costituzionale del Lodo Alfano, la legge che sospendeva i processi a carico del premier fino alla fine del suo mandato, Berlusconi, contattato più volte da un insistente Lavitola che lo sollecitava a fissare un appuntamento al generale della Gdf Emilio Spaziante, inveisce per telefono contro i magistrati di Milano e contro il giornale diretto da Ezio Mauro.


«Allora, parliamoci chiaro – dice Berlusconi a Lavitola, coinvolto nell’inchiesta escort e latitante all’estero – la situazione oggi in Italia è la seguente: la gente non conta un c..Il Parlamento non conta un c…Siamo nelle mani dei giudici di sinistra, sia nel penale che nel civile, che si appoggiano alla Repubblica e a tutti i giornali di sinistra, alla stampa estera…».


Sempre nel corso della stessa telefonata, del 20 ottobre di due anni fa, a detta del premier non ci sarebbero alternative:
«O io lascio, cosa che può essere anche possibile e che dato che non sto bene sto pensando anche di fare, oppure facciamo la rivoluzione, ma la rivoluzione vera….Portiamo in piazza – continua Berlusconi – milioni di persone, facciamo fuori il palazzo di giustizia di Milano, assediamo ‘Repubblica’: cose di questo genere, non c’é un’alternativa».