Simoncelli, quando la morte giovane diventa un mito

ROMA – ‘Muor giovane chi è caro agli Dei’: l’aforisma consolatorio di Menandro, ripreso oltre 20 secoli dopo da Leopardi (‘Muor giovane colui ch’al cielo è caro’), mostra quanto, fin dall’antichità, le scomparse premature spesso intrecciassero il mistero della vita e della morte con il mito.


La tragica fine di Marco Simoncelli, amplificata dalla globalizzazione mediatica e dalle dinamiche della società di massa, consegneranno verosimilmente il 24enne pilota romagnolo ad una dimensione di leggenda. E’ successo per tanti altri personaggi della cronaca, dello sport, dello spettacolo (tra gli ultimi la cantante Amy Winehouse, scomparsa nel luglio scorso a neanche 28 anni). Antesignano di un certo modo di vivere e di morire fu, in tempi moderni, James Dean, l’eroe di Gioventù bruciatà, schiantatosi al volante della sua Porsche a soli 24 anni, nel 1955, e dopo soli tre film assurto a mito.


Sette anni più tardi scompariva Marilyn Monroe: non era più giovanissima (aveva 36 anni), ma la brillante carriera di attrice, i meccanismi dello Star System e le circostanze misteriose della sua morte la trasformarono in leggenda. Di morti premature, e conseguenti mitizzazioni o ‘beatificazioni’, è ricco il mondo del rock, complici anche gli anni ‘60 e ‘70, con il corollario di alcool, droghe ed eccessi. Brian Jones, leggendario chitarrista dei Rolling Stones, annegò in piscina nel luglio 1969, a soli 27 anni.


Un anno e due mesi più tardi, fu trovato morto, in un albergo londinese, Jimi Hendrix, anche lui nato nel 1942 (probabile mix di alcool e droghe). Stessa sorte, il 4 ottobre 1970, in un motel di Hollywood, per un’altra stella del rock, Janis Joplin.: aveva 27 anni e la si ricorderà tra l’altro per la sua interpretazione di ‘Summertime’. Due anni esatti dopo Jones, il 3 luglio 1971, la tragica fine di Jim Morrison, il carismatico leader dei Doors, 28 anni non ancora compiuti: morto a Parigi in circostanze analoghe, è sepolto nel cimitero Pere Lachaise. Anche Luigi Tenco, suicida in un albergo di Sanremo nel gennaio 1967, a neanche 29 anni, è entrato nella dimensione del mito. Al pari di Gigi Meroni – estrosa ala del Torino, fuoriclasse sul campo di gioco ma personaggio anche fuori – investito e ucciso da un auto il 15 ottobre dello stesso anno. Forse meno del mondo dello spettacolo, anche lo sport ha comunque avuto le sue scomparse premature.


Non giovanissimo (40 anni), ma sicuramente leggenda assoluta, Fausto Coppi, il campionissimo, ucciso nel gennaio 1960 da una malaria che avrebbe potuto, e dovuto, essere curata. E poi Marco Pantani, il ‘pirata’, morto tragicamente solo in un residence di Rimini nel febbraio 2004, per probabile overdose, a 34 anni. Molte, ovviamente, le tragedie nell’automobilismo, e in particolare sulle piste della Formula 1. Basti pensare a Jim Clark, scomparso nel 1968, a 32 anni, e Lorenzo Bandini (1967, 31 anni). Ma, soprattutto, a Gilles Villeneuve, morto nel maggio 1982, a 32 anni, durante le qualifiche del Gp del Belgio; e ad Ayrton Senna, schiantatosi durante il Gp di San Marino, nel maggio 2004, a 34 anni. Ma forse quella che più simboleggia la scomparsa che assurge a leggenda è quella di Lady Diana, la cui vita fu stroncata in un incidente d’auto a Parigi nel 1997. Per lei Elton John riadattò ‘Candle in the wind’ (Candela nel vento), canzone che, guarda caso, aveva composto ispirandosi a Marilyn: anche lei, come Diana. spentasi a 36 anni.