Argentina, sentenza sui voli della morte

BUENOS AIRES – Per molti argentini è un giorno storico: il paese, infatti, aspetta la prima sentenza definitiva per i crimini commessi durante la dittatura militare (1976-1983) nella famigerata Escuela Mecanica de la Armada (Esma), il più grande centro di tortura e detenzione di Buenos Aires in cui si stima siano state uccise almeno 5 mila persone. Sul banco degli imputati 17 dittatori accusati di almeno 85 crimini contro l’umanità commessi nella Esma. Tra le vittime: la fondatrice delle ‘Madres de Plaza de Mayo’, Azucena Villaflor, lo scrittore e giornalista Rodolfo Walsh e le suore francesi Leonie Duquet e Alice Domon. Nomi che rappresentano solo una goccia nell’oceano degli oltre 30 mila desaparecidos degli anni del regime.


Prima di essere uccisi, molti oppositori sono stati imprigionati, interrogati e torturati proprio tra le mura della Esma. Dal 2007, per volere dell’ex presidente Nestor Kirchner, la sede dell’Esma è infatti diventato un Museo della memoria per ricordare le vittime del terrorismo di Stato, passando dalle mani delle autorità militari a quelle delle autorità civili. Un edificio nel cuore di Buenos Aires, una ferita ancora aperta che torna a pulsare, soprattutto per i familiari delle vittime che aspettano la storica sentenza, attesa per le prossime ore.


Tra i militari piu’ noti che in questi ultimi mesi, durante le udienze del processo, si sono seduti di fronte ai giudici ci sono l’ex ufficiale della marina Jorge ‘’El Tigre’’ Acosta e l’ex tenente Alfredo Astiz. Due simboli delle torture commesse nella Esma. Astiz, soprannominato ‘l’angelo biondo’, evoca infatti una delle pratiche di sterminio più atroci della dittatura: i voli della morte. Quando i militari narcotizzavano, nell’infermeria della Esma, gli oppositori che, intontiti, venivano fatti salire appunto sui voli dei militari per poi essere gettati tra le acque del Rio de la Plata. Quanti siano stati inghiottiti lungo i 300 chilometri di questo estuario non si potrà mai sapere. Quello che si sa, invece, è che uomini come Astiz fanno ancora venire la pelle d’oca agli argentini.


Nato nel 1951, Astiz è già stato condannato per il delitto delle suore francesi e per l’omicidio di tre cittadini italiani: Angela Maria Aieta, Giovanni Pegoraro e sua figlia Susanna. Ora per lui è pronto un altro ergastolo. Prima delle sentenza Astiz, ha dichiarato: ‘’Sono oggetto di una persecuzione politica’’. Negli anni della dittatura, Astiz – sotto il falso nome di Gustavo Nino – si faceva passare per amico delle vittime. Per poi, tra le mura della Esma, scrivere, insieme agli altri imputati, una delle pagine più crudeli della storia dell’umanità.