Assad: “Occidente attacca? Sarà un terremoto siriano”

DAMASCO – Se i Paesi occidentali dovessero intervenire in Siria si rischierebbe un “terremoto” e il Paese sarebbe trasformato in “un altro Afghanistan”. E’ questo il monito lanciato da Bashar al Assad in una rara intervista rilasciata al Sunday Telegraph dal presidente siriano accusato dalla comunità internazionale di portare avanti una sanguinosa repressione del movimento per la democrazia e per le riforme, che avrebbe fatto oltre 3mila vittime dallo scorso marzo.

“La Siria è uno snodo fondamentale della regione, e una sorta di faglia sismica e se ci mettiamo a scuotere il suolo qui si provocherà un terremoto – ha detto Assad – ogni problema in Siria farà bruciare l’intera regione. Se il piano è quello di dividere la Siria, questo equivale a dividere l’intera regione”. “Volete vedere un altro Afghanistan o decine di altri Afghanistan?”, ha concluso il presidente siriano che poi ha difeso quello che definisce un atteggiamento diverso da quello tenuto dagli altri di fronte alla primavera araba, pur ammettendo che “molti errori” sono stati fatti dalle sue forze di sicurezza anche se solo per colpire “terroristi. “Non siamo stati un governo testardo, ma sei giorni dopo l’inizio delle proteste ho avviato le riforme”, ha aggiunto.

Lega Araba: “Senza stop violenze intervento inevitabile”

La Lega Araba ha avvertito il presidente siriano Bashar al Assad che un intervento internazionale sarà inevitabile se dovesse fallire la sua mediazione che ha l’obiettivo di fermare le violenze. Lo riporta il quotidiano kuwaitiano al-Qabas. Citando fonti arabe ben informate, il giornale afferma che “la delegazione araba è stata franca e chiara nel corso della sua riunione con la direzione siriana. E l’ha avvertita che se dovesse fallire una soluzione araba, questo porterebbe a una internazionalizzazione della crisi”. “Ciò significa – hanno precisato le fonti – che la Siria si dovrà aspettare un intervento straniero e un embargo economico”.