Cavaliere senza maggioranza alla Camera: “Chiederò la fiducia”

ROMA – Con il passaggio di Ida D’Ippolito Viale e di Alessio Bonciani dal Pdl all’Udc, Silvio Berlusconi perde la maggioranza assoluta in Aula alla Camera. Torna per intenderci sotto quota 316, cioè a quota 314, quella faticosamente raggiunta il 14 dicembre, quando l’Assemblea di Montecitorio bocciò per soli tre voti la mozione di sfiducia.


Ora il governo potrebbe essere messo alle strette già la prossima settimana quando Montecitorio dovrà approvare il rendiconto dello Stato su cui la maggioranza è andata sotto nelle scorse settimane.


– Chiederemo la fiducia del parlamento sul ddl stabilità e sull’emendamento con le misure anticrisi – in modo da ottenere l’approvazione definitiva a palazzo Madama entro dieci-quindici giorni ha detto il premier al G20 di Cannes per rassicurare i partner internazionali sui conti italiani.


Dentro quella maggioranza, però, ci sono tante zone d’ombra e, se i nomi dei cosiddetti dissidenti si traducessero in voti contrari al governo Berlusconi, il Cavaliere rischierebbe di essere sfiduciato: nei 314 deputati ci sono infatti Roberto Antonione, Isabella Bertolini, Giancarlo Pittelli e Giorgio Stracquadanio.
I quattro del Pdl che, insieme a Fabio Gava e Giustina Destro che già non hanno votato la fiducia lo scorso 14 ottobre, hanno firmato la lettera degli scontenti che chiede al premier di promuovere un nuovo esecutivo. Soltanto così la maggioranza scenderebbe a quota 310.


Ma le incognite non sono finite qui: insofferenti sono pure gli ex Fli poi passati al Misto rinnovando la fiducia a Berlusconi Andrea Ronchi, Adolfo Urso, Antonio Buonfiglio, Pippo Scalia. Senza il loro voto il governo scenderebbe a quota 306, che è esattamente la quota a cui è ferma ora l’opposizione. Se gli scontenti non solo abbandonassero il premier ma entrassero nel fronte di chi intende sfiduciarlo, Berlusconi potrebbe dire addio a Palazzo Chigi.


Sulla carta comunque, il pallottoliere ancora sorride al Cavaliere: la maggioranza è a quota 314 considerando 212 del Pdl (al netto di Alfonso Papa agli arresti domiciliari e di Pietro Franzoso assente per motivi di salute), 59 della Lega, 25 di Popolo e Territorio, sette di Grande Sud il movimento di Gianfranco Miccichè. E poi dal Misto Mario Pepe, Luca Barbareschi, Aurelio Misiti, Francesco Nucara, Giancarlo Pittelli, Urso, Ronchi, Scalia, Elio Belcastro, Arturo Iannaccone e Americo Porfidia.


L’opposizione è a 306: 25 di Fli, 22 di Idv, 200 del Pd, 6 Radicali, 5 Api, 2 Libdem, 4 Mpa, 3 Minoranze linguistiche, Giancarlo Giulietti e Giorgio La Malfa. Non hanno votato la fiducia del 14 ottobre scorso ma non hanno ancora mai votato contro sei deputati: Calogero Mannino, Luciano Sardelli, Antonio Buonfiglio, Santo Versace, Destro e Gava.


Ma se i numeri della maggioranza scricchiolano, tuttavia, nemmeno quelli dell’opposizione si possono considerare sicuri: c’è sempre l’incognita dei sei deputati radicali, autosospesi dal gruppo dei democratici.