Colle: «Nuovo governo o urne» Cresce il fronte del ‘no’ al voto

«Appena sarà approvata la legge di stabilità, mi dimetterò». Lo ha ribadito Silvio Berlusconi, all’indomani del voto alla Camera che ha sancito il sostanziale sgretolamento della sua maggioranza.

Nel corso di una serie di interventi radiotelevisivi, il presidente del Consiglio ha affermato inoltre che «un altro esecutivo è impensabile», motivo per il quale ha aggiunto di vedere «solo le elezioni all’inizio di febbraio». Il Cavaliere ha spiegato che ci sono grandi probabilità che il futuro candidato premier del centrodestra possa essere Angelino Alfano «che è accettato da tutti», sottolineando che «sarebbe sbagliato bruciarlo adesso, provando ad immaginare un nuovo governo guidato da lui». L’ex Ministro della Giustizia ed attuale segretario del Pdl appare dunque come la persona più accreditata per raccogliere l’eredità politica di Silvio Berlusconi. Ad ogni modo non è escluso che il partito possa scegliere di percorrere la strada delle primarie, come affermato dallo stesso presidente del Consiglio. Chi sarà il candidato premier «saranno le consultazioni tra il milione e duecentomila iscritti al Popolo della Libertà a stabilirlo».

Giorgio Napolitano, nel suo discorso tenuto al Quirinale in occasione della giornata dello spettacolo, ha affermato che «abbiamo bisogno di decisioni presto, e via via nei prossimi anni, che diano il senso di una rinnovata responsabilità e coesione nazionale: è il messaggio che abbiamo lanciato con le celebrazioni del 150esimo dell’Unità d’Italia e dello sforzo che mi guiderà anche nell’arbitrare la crisi di governo che sta per aprirsi». «Occorrono scelte severe nell’uso delle risorse», ha continuato il capo dello Stato, e riforme «spesso annunciate e sempre mancate» per uscire dalla crisi. Per venire fuori da questa situazione critica, ha concluso Napolitano, «occorre che cadano troppe chiusure e vecchi tabù, che si crei un clima di confronto più aperto ed obiettivo, ancorato ai problemi reali della società e dello Stato e alle loro possibili soluzioni».
La difficile situazione finanziaria e la preoccupante accelerazione del differenziale tra i Btp ed i Bund tedeschi, ha portato ad un incontro tenutosi al Quirinale tra il capo dello Stato ed il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, accompagnato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. Il principale argomento della discussione, secondo quanto trapelato dalle agenzie di stampa, è stato il testo del maxiemendamento alla legge di stabilità che il governo dovrà presentare al Senato e la difficile situazione dei titoli del debito pubblico italiano.

Le dimissioni annunciate da Berlusconi spingono l’opposizione ad accelerare l’iter di approvazione del disegno di legge di stabilità. «Pur tenendoci le mani libere sul merito del ddl, siamo disposti a lavorare anche questo sabato e domenica per consentire l’approvazione della legge di stabilità anche alla Camera entro questa settimana». Questo è quanto ha affermato il capogruppo del Partito Democratico a Montecitorio, Dario Franceschini, il quale ha aggiunto che «vista la situazione dei mercati e dello spread, non si può perdere neanche un’ora». Massima priorità dunque alle vicende legate ai mercati, come sottolineato anche da Anna Finocchiaro. «Il problema non sono le dimissioni di Berlusconi, che sono un fatto acquisito, ma lo spread. Dobbiamo rassicurare i nostri creditori».

L’iter relativo all’approvazione della legge di stabilità prevede che la stessa sia approvata dal Senato venerdì e dalla Camera tra domenica 13 e lunedì 14 novembre.

La domanda che si pongono in molti è: cosa accadrà dopo?

Alle ipotesi di elezioni anticipate, auspicate da Silvio Berlusconi, si contrappongono voci interne allo stesso Pdl. «Andare alle urne ora sarebbe sbagliato» ha affermato Claudio Scajola. «Occorre assicurare immediatamente stabilità di governo al Paese». Dello stesso parere il governatore della Lombardia Roberto Formigoni: «Andare a elezioni anticipate nelle attuali condizioni drammatiche per l’economia sarebbe un grave danno per l’Italia. Chiedo a Berlusconi, che ha avuto un atteggiamento di grande responsabilità nell’annunciare le sue dimissioni dopo l’approvazione della legge di stabilità di esplorare tutte le possibilità perché l’Italia possa avere dopo le sue dimissioni un governo con una maggioranza larga e forte che riporti sotto controllo la situazione economica».

Anche il Partito Democratico, attraverso la voce di Pier Luigi Bersani e Dario Franceschini, ha ribadito la necessità di formare un governo di transizione per fronteggiare l’emergenza economica e consegnare nelle mani del Paese una nuova legge elettorale.

Fuori dal coro dell’opposizione, la voce del leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. «Elezioni subito». L’ex magistrato è incontenibile e rincara la dose nei confronti del premier e del suo governo: «L’epilogo annunciato da Berlusconi preoccupa e non poco. Egli sostiene che prima di dimettersi vuole farsi approvare la legge di stabilità, contenente quelle misure da macelleria sociale che abbiamo sempre contestato, e lo vuol fare in pratica da dimissionario, quindi con le mani libere. Non basta affermare che il patto di stabilità deve essere approvato, ma bisogna verificare chi pagherà la quadratura dei conti. Con quest’atto il governo Berlusconi farebbe un altro sfregio nei confronti di quella parte dei cittadini costretta nuovamente a subire sulla propria pelle delle misure inique e dannose».