Si apre il ‘totoministri’, nel borsino tecnici e politici

ROMA – Un governo snello, operativo. Con la presenza di ‘tecnici’ in ruoli chiave, ma nella foto di gruppo anche facce di politici. L’identikit del nascituro governo Monti parte da qui. Dai primi tratti abbozzati nei contatti con i partiti. Ma di certezze al momento ce ne sono poche. Perchè ancora manca l’incarico formale (sempre più vicino, però) all’economista. E anche se la necessità di stringere al massimo i tempi accelera già in queste ore ‘consultazioni’ informali, restano ancora grossi nodi da sciogliere.


Negli stessi minuti in cui Mario Monti, arrivato a Roma da Berlino, è a colloquio al Quirinale con il presidente Giorgio Napolitano, a Montecitorio le ‘larghe intese’ dei partiti sembrano assumere forma plastica. I leader di maggioranza e opposizione Alfano, Bersani, Casini e Fini, con Gianni ed Enrico Letta e Maurizio Lupi attraversano in un singolare corteo i corridoi della Camera. C’è la presentazione del libro di Lupi, nessuna meraviglia. Ma se non la squadra di governo (non ci sarà probabilmente dentro nessun leader), quell’immagine ritrae il ‘metodo’ che in queste ore si cercherà di seguire: l’accordo di tutti, per dare all’esecutivo Monti una forza politica. Il primo nodo da sciogliere è infatti la ‘quota Berlusconi’ nel governo, ovvero i ministri dell’attuale esecutivo che saranno confermati. Lui, il Cavaliere, vorrebbe che fossero almeno tre o quattro, in dicasteri di peso. Ma il Pd chiede una maggiore discontinuità. E allora una soluzione che sembra essersi profilata nell’incontro al Quirinale sarebbe quella di confermare il solo Gianni Letta, nella carica di vicepremier.


I contatti sono nella sostanza appena iniziati, ma se non si riesce a superare questo primo scoglio, sembra difficile andare avanti. E aprirsi la strada, come extrema ratio, a una lista di nomi indicata da Monti, ma non concordata preventivamente con i partiti. In questo caso, però, il nuovo governo nascerebbe probabilmente più debole. Quale che sia alla fine il mix tra politici e tecnici nella squadra, non è dato sapere (anche se, si dice tra i corridoi di Montecitorio, il Colle preferirebbe che figure indicate dai partiti fossero anche tra i ministri e non solo tra i sottosegretari). Di sicuro, le poltrone saranno ridotte all’osso, con il taglio di alcuni ministeri (primi tra tutti quelli senza portafoglio) e al massimo 60 membri, inclusi viceministri e sottosegretari.
Intanto, di nomi ne circolano tanti nei palazzi della politica. Tra i tecnici si fa quello di Fabrizio Saccomanni all’Economia (anche se Monti potrebbe tenere per se’ l’interim). Mentre le dimissioni di Lorenzo Bini Smaghi dalla Bce fanno salire le sue quotazioni da ministro (magari allo Sviluppo economico).

Giuliano Amato (tecnico in quota Pd), potrebbe invece andare al Viminale ed essere anche vicepremier. Il vicesegretario Enrico Letta è il nome che più insistentemente circola nel Pd per un ruolo nel nuovo governo. Mentre Pietro Ichino, tirato in ballo da qualcuno, appare meno probabile, perche’ lontano dalle posizioni maggioritarie nel partito. Nella maggioranza si parla invece con insistenza della conferma del ministero a Franco Frattini (Esteri), Raffaele Fitto (Regioni), Nitto Palma (Giustizia) e anche Maria Stella Gelmini (Istruzione), gradita, dicono, al Vaticano. Punterebbe alla riconferma Giancarlo Galan (Cultura). Torna intanto il nome di Emma Bonino, leader Radicale, che con Monti ha lavorato da commissario Ue. Mentre si parla anche di Lupi (uno dei berlusconiani piu’ ‘bipartisan’), Veronesi (per la Sanita’), il finiano Baldassarri e l’Udc Cesa.