Turchia studia una ‘no-flyzone’

ANKARA – Pur smentite e da ultimo vincolate ad un improbabile avallo dell’Onu, continuano a riaffacciarsi sulla stampa turca informazioni su piani di Ankara per la creazione di una ‘no-fly zone’ o addirittura di ‘’zona cuscinetto’’ in cui dare rifugio agli oppositori del regime di Damasco e creare così una ‘’nuova Bengasi’’. Si tratta peraltro di uno scenario auspicato da parte della stessa opposizione siriana come dichiarato ai Fratelli musulmani di Siria.


Segno che qualcosa scotta nei cassetti, le indiscrezioni-illazioni circolano dalla scorsa primavera e, dopo essere riemerse l’altro ieri su un quotidiano d’opposizione che parlava di ‘’zona cuscinetto’’, ieri sono state rilanciate da un giornale vicino al governo, l’autorevole Sabah: nel fornire dettagli su una presunta ‘’roadmap’’ discussa da Turchia, oppositori siriani e Lega araba, il quotidiano precisa che la zona di interdizione al volo sarebbe usata per dare rifugio a disertori dell’esercito siriano e profughi civili, espandendola gradualmente. Col tempo la città di Aleppo verrebbe inclusa nella ‘no-fly zone’ e assumerebbe il ruolo giocato da Bengasi nella ribellione contro il colonnello Muammar Gheddafi in Libia.


Le tre condizioni per un sostegno turco al piano, avverte il giornale, sono però che l’Onu dichiari una no-fly zone di cinque chilometri a nord di Aleppo, sul confine turco; che la zona di interdizione al volo sia attuata dalla Turchia con Usa e Ue come ‘’garanti’’; e infine che la Lega araba ne appoggi l’attuazione. Soprattutto l’appoggio Onu, viste le posizioni filo-siriane di Russia e Cina, pare lontano e anche la Lega Araba, assieme alla Turchia, proprio l’altro giorno, si era dichiara ‘’contro qualsiasi intervento straniero in Siria’’. Puntuale dunque, per Sabah, è arrivata la smentita di fonti ufficiali turche, ma anche un mezzo avallo dei Fratelli musulmani: il loro leader in esilio, Mohammad Riad Shakfa, ha affermato proprio a Istanbul che ‘’il popolo siriano accetterà un intervento proveniente dalla Turchia’’, se ‘’si tratta di proteggere i civili’’. I siriani comunque ‘’non vogliono un intervento occidentale’’.


In un nuovo sussulto retorico contro presidente siriano Bashar Al Assad suo ex alleato-amico, il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha esortato il mondo ad alzare la voce contro la sanguinosa repressione dei moti di protesta in Siria affermando che “non è possibile rimanere in silenzio’’ di fronte a questa ‘’tragedia’’ dei siriani:


– Dobbiamo sentire le loro grida e prendere urgentemente misure per fermare il massacro, anche se il paese non è sufficientemente ricco di petrolio come la Libia.


La Turchia, paese musulmano della Nato confinante della Siria, è diventata uno dei più accesi critici del regime di Damasco e ha già cominciato ad attuare sanzioni come lo stop di esplorazioni petrolifere congiunte minacciando anche un più che altro simbolico taglio delle forniture elettriche. Un ministro ha rivelato che ad Ankara si stanno studiando rotte commerciali per aggirare il tappo creato dalle violenze agli sbocchi economici turchi in Medio oriente.