Caritas: la povertà aumenta necessaria l’equità sociale

FIUGGI – Cresce drammaticamente la povertà in Italia spingendo allo stremo i cosiddetti ‘’poveri storici’’ mentre sempre più pezzi del ceto medio scivolano verso il basso a formare fasce di nuove povertà. Per questo, ora servono misure di equità sociale che passino attraverso una riforma del fisco e interventi a favore dell’accesso dei giovani nel mondo del lavoro. E’ un bilancio allarmante quello che emerge dal 35/esimo convegno nazionale delle Caritas diocesane all’ultimo giorno di lavori.


el 2010 erano 8 milioni e 272 mila i poveri di povertà relativa, 3 milioni 129 mila quelli di povertà assoluta, ricorda mons. Giuseppe Pasini, direttore della fondazione E. Zancan e già direttore della Caritas, secondo cui ‘’stiamo fabbricando oggi i poveri di domani’’.


‘’Preoccupante’’ anche l’aumento delle richieste di aiuto al Prestito della speranza, promosso dalla Cei, da parte non solo di famiglie ma sempre più anche di imprese.


– In questo periodo 140 Caritas su 220 – spiega don Andrea La Regina, referente Caritas per il fondo – hanno attivato prestiti con il metodo del microcredito per andare oltre l’emergenza e favorire una ripresa economica sostenibile dei nuclei familiari.


Dentro a questi numeri stanno storie di disagio, di miseria, anche di fragilità psichica che chi le conosce bene, come don Vittorio Nozza, direttore di Caritas italiana, descrive così.


– C’è un incremento del numero dei poveri storici, spesso ormai consegnati alla strada – afferma – ma quello che maggiormente preoccupa è che accanto a questi emerge in maniera sempre più crescente un tipo di precarietà oltre che di povertà che interpella in maniera nuova le stesse Caritas. Diverso infatti è ascoltare e aiutare un nucleo familiare che di povertà non ha nulla se non il fatto di essere cascata in fragilità perdendo il posto di lavoro, che vuol dire non reddito, risorse scarse o nulle a disposizione per poter garantire il pagamento dell’affitto, del mutuo, la possibilità per i figli di frequentare la scuola. In breve – aggiunge -, ci si trova di fronte a una precarietà che se non considerata per tempo rischia di far scivolare questi nuceli familiari dentro situazioni di vera e propria povertà che andrà sempre più aggravandosi. I nuovi poveri poi – racconta ancora -, vengono a trovarsi anche dentro a una morsa psichica per la fatica di dover ripensare il proprio tenore e le proprie aspettative di vita, processo non facile. Dentro tutto questo – aggiunge – c’è la preoccupazione per una riduzione della solidarietà istituzionale che andrebbe garantita soprattutto alle fasce di popolazione che sono in disagio.


Ora, con il nuovo governo Monti, auspica don Nozza, ‘’ci si augura che si prenda coscienza che non si può andare avanti con la stessa velocità’’.


– C’è un’attesa non solo nei confronti dei nuovi governanti ma nei confronti di ciascuno e della società stessa perchè questa è chiamata a ripensarsi – sostiene -. Chi governa dovrebbe essere chiamato ad accompagnare questo ripensamento perchè si faccia più equità e laddove non c’è stata compartecipazione da parte dei cittadini o laddove il carico di questi cambiamenti è stato scaricato per lo più su alcune parti di popolazione si riveda questo modo di procedere. L’ auspicio è anche di una riforma fiscale per la quale ognuno partecipi alla luce di ciò che detiene.


E conclude:
– A questo rimettere in equilibrio le disuguaglianze della nostra società concorra poi la scelta di andare verso l’investimento nelle opportunità lavorative in modo particolare per il futuro dei giovani.