Gli italovenezuelani: con Monti torneremo grandi

CARACAS – Piena fiducia in Mario Monti: questo in sintesi il pensiero della collettività italiana del Venezuela. Basta fare un giro per il Centro Italiano Venezolano di Caracas per rendersi conto dell’ottimismo che accompagna la scelta del nuovo esecutivo e le decisioni che questo è chiamato a compiere per risollevare le sorti, economiche e politiche, del Belpaese. Al contrario, interrogata sulla possibililità di un miglioramento per quanto concerne la situazione delle comunità italiane all’estero, a fronte del cambio al governo, la maggior parte degli intervistati si è dichiarata meno speranzosa, ritenendo che i problemi da risolvere da parte della madrepatria siano ben altri, almeno ‘a corto plazo’.


Martedì scorso al C.I.V. splendeva il sole, c’era chi ne approfittava per abbronzarsi in piscina, chi cercava di evitarlo rifugiandosi al bar o al campo di bocce e chi, come noi, era a caccia di un commento sul premier appena eletto. Nessuno, tra i presenti, si sottraeva all’interrogazione.


Josè Cusati, per 9 anni funzionario al ‘Ministerio de Obras Públicas’, sta guardando una partita di calcio in tv, la sua passione, quando ci invita a sederci accanto a lui. “Evviva i tecnocrati, via i politici”, esordisce, a fuorviare ogni dubbio verrebbe da aggiungere. “In ogni ministero una persona che comprende ciò di cui si sta occupando, non si poteva partire meglio! – esclama l’ex direttore sportivo del Deportivo Italia, che poi aggiunge – Tutti noi, qui all’Italo, siamo contenti del cambio, siamo certi che con gli sforzi di tutto il popolo italiano usciremo dall’impasse economica attuale”. Cusati è tra i pochi a credere che Monti, con il padre Giovanni nato in Argentina dal nonno emigrante Abramo, si occuperà anche dei problemi degli italiani ‘en el extranjero’: “Sono sicuro che, visti i trascorsi della propria famiglia, avrà un occhio di riguardo per gli italo-estero, specialmente per quelli che stanno peggio”.


Nel salone dedicato al domino, seduto a uno dei tavoli da gioco, incontriamo Dino Gentile. Quando lo raggiungiamo è tutto assorto nella lettura del nostro giornale. “Nutro grandi aspettative nei confronti di Monti, – confessa – il governo Berlusconi era andato indiscutibilmente male”. La fiducia riposta nei confronti di un esecutivo composto esclusivamente da tecnici è un sentimento che accomuna tutti gli intervistati, in un momento in cui la classe política è avvertita sempre più come una casta. “La formazione di un governo fatto di persone competenti, lontane dal mondo dei partiti – afferma Gentile – è ottima. Non va tralasciato il fatto che anche il presidente Barack Obama ha gradito il cambiamento in atto”. Cosciente che adesso sia arrivato per l’Italia “il momento dei sacrifici per coprire i debiti contratti”, Gentile è altresì certo che anche gli italiani all’estero risentiranno della ‘mala situación’: “Monti non avrà tempo per pensare a noi”.


Vincenzo Palladino si occupa della vendita di terreni e appartamenti, si definisce un ‘freelance del settore’. Dell’efficacia dell’operato futuro del premier neoeletto non ha alcun dubbio: “In Italia occorre un pugno di ferro che a Monti non farà difetto, i miei compatrioti avevano dimenticato quale fosse la mano dura”. “I politici hanno stancato con il loro clientelismo – ci confida -. Pd e Pdl dovrebbero assecondare l’operato del nuovo governo senza ricorrere a nessun tipo di ostruzionismo, bisogna avere fiducia, la situazione economica tornerà sugli standard di sempre”. Palladino avverte la sua lontananza dall’Italia come un esilio, e sente conforto per il fatto che adesso al governo ci sia un figlio di emigrati: “Monti è un po’ straniero, come me, si ricorderà di noi esuli”.


Nella fila per entrare in banca incontriamo Carmine Ricci, importatore di colorante per materiali in plastica. “Sono certo che adesso recupereremo il nostro prestigio a livello mondiale, ultimamente eravamo caduti piuttosto in basso”, asserisce con buona dose di ottimismo. “A livello economico ci riprenderemo, – continua – l’unico neo è che come sempre a pagare la crisi saranno i livelli più in basso nella scala sociale”. Interpretando un sentimento piuttosto diffuso, Ricci è convinto che la misura più giusta da adottare sarebbe quella di recuperare il ‘dinero’ frutto dell’evasione fiscale, in alternativa non disprezzerebbe una tassa patrimoniale nei confronti dei redditi più elevati.


Luigi Bertogli possiede un’autofficina nella zona de la Yaguara, è al C.I.V. per incontrare un amico. Del neo premier ha un’opinione che va in controtendenza con il pensiero generale: “Monti è una persona seria, preparata, però sinceramente non so nemmeno se riesca ad arrivare a fine legislatura, – dichiara diffidente – l’Italia è un problema in questo momento, i debiti accumulati sono enormi”.


Per Michele Coletta, membro del CGIE, l’arrivo di un nuovo inquilino a Palazzo Chigi è una liberazione: “A causa degli scandali che hanno coinvolo l’ex premier Silvio Berlusconi, mancava poco affinché fossimo considerati un Paese del terzo mondo, anzi – prosegue ironico – affinché non fossimo più considerati parte di questo pianeta. Il degrado sociale e la corruzione si stavano diffondendo a tutti i livelli: político, sociale e giudiziario”. Per recuperare parte del prestigio perduto e come misura adatta ad uscire dalla crisi economica, Coletta auspica che i tagli non riguardino le fasce sociali più deboli e raccomanda la tassazione dei capitali italiani ‘nascosti’ in Svizzera e negli altri paradisi fiscali, sull’esempio della convenzione realizzata tra il paese elvetico e la Germania. Sul versante migratorio l’intervistato è convinto che le relazioni tra l’esecutivo e le collettività italiane all’estero miglioreranno sensibilmente in quanto “nel nuovo governo sembra esserci una forte spinta all’accoglienza nei confronti dell’immigrazione”.


Giudizio condiviso da Cono Siervo, presidente del Comites di Maracaibo: “Monti ha i sentimenti dell’emigrante, finalmente avremo un alleato che ‘sente’ i problemi della collettività all’estero”. “Noi italovenezuelani siamo tutti ottimisti – aggiunge -, abbiamo bisogno di un premier che non operi tagli ai finanziamenti diretti alle comunità italiane oltre confine”.

Giovanni Di Raimondo