Draghi: «Ue può modificare i suoi trattati»

BRUXELLES – L’Unione Europea può pure modificare i suoi trattati ma quello che serve in questi giorni ‘’cruciali’’ è una risposta veloce e immediata ai mercati per restituire credibilità all’euro attraverso un ‘’accordo fatto di regole e impegni degli stati’’ su bilancio e debito comuni, in pratica una vera integrazione senza passare quindi per le complesse procedure di ratifica. Questo potrebbe consentire alla Bce di avere un ruolo piu’ attivo sempre pero’ nell’ambito delle sue attribuzioni.

Il presidente della Bce Mario Draghi lancia il suo monito a fare presto nell’audizione al Parlamento Europeo perche’ i prossimi giorni e in particolare il vertice europeo del 9 dicembre, saranno decisivi per la zona euro in una situazione dove l’economia mostra segnali rallentamento, la stretta del credito i cui canali si sono inceppati morde soprattutto le Pmi e le banche soffrono per lo stress delle obbligazioni sovrane. Una situazione di estremo rischio che induce addirittura la Bank Of England a prepararsi al default dell’euro dopo che ieri il commissario Ue Olli Rehn aveva parlato di rischi di disintegrazione della moneta unica.

E per Draghi, che prima legge un discorso e poi risponde a braccio ai pochi europarlamentari presenti, la Bce rimasta ‘’l’ultimo baluardo’’ della moneta unica puo’ portare avanti per un tempo limitato le azioni straordinarie come l’acquisto dei titoli di stato oltre che tagliare, con ogni probabilita’, nuovamente i tassi sebbene questo il presidente non lo dica in vista della riunione di giovedi’ prossimo. Se i governi faranno la loro parte, sembra far intendere Draghi, l’istituto centrale non manchera’ di giocare un ruolo maggiore con misure straordinarie senza pero’ oltrepassare i limiti dello statuto come chiede insistentemente la Francia. ‘’Qualcuno dice che la Bce deve fare di piu’ – spiega – altri che deve fare di meno’’ ma ‘’noi non possiamo fare nulla che non sia prevista dai trattati’’.

Draghi apre comunque alla modifica dei trattati Ue, ipotesi ‘’che non va esclusa’’ e riconosce come da parte dell’Unione e’ stato fatto molto per rafforzare la cooperazione e vigilanza con le ultime iniziative come il ‘six pack’ mentre anche i governi nazionali si sono messi in carreggiata. Tuttavia nella scaletta degli interventi possibili, il presidente Bce mette al primo posto un segnale forte e immediato per placare la tempesta attraverso un ‘fiscal compact’ (accordo) che dimostri la volonta’ dei governi di essersi avviati ‘’verso un complessivo approfondimento dell’integrazione’’ e che dimostri la loro credibilita’ come debitori. Una proposta che arriva mentre la Germania propone un nuovo patto di stabilita’ dell’eurozona in 10 punti con sanzioni automatiche, deficit ridotti al 2% e un ‘Fondo Monetario europeo’. Quindi per Draghi occorre uno sforzo dei governi nazionali, anche quelli appena insediati (il riferimento e’ a Italia, Spagna e Grecia) a varare misure non solo di bilancio ma anche riforme strutturali. Terzo e ultimo elemento e’ quello del Fondo salva stati Efsf su cui bisogna creare la fiducia affinche’ sia operativo. E alla fine anche Draghi si prende un ‘richiamo’: non sull’operato come presidente della Bce ma per essersi attardato in aula a ricevere i convenevoli dei deputati.

Il numero uno della Bce accoglie con un sorriso il rimbrotto del presidente della plenaria, fa un leggero inchino e lascia velocemente l’aula. Per lui un ‘arrivederci’ a Bruxelles visto che presto tornera’ a riferire in Commissione Affari economici.