Terzi richiama il nostro ambasciatore

BRUXELLES – L’Italia “ha deciso di ritirare il nostro ambasciatore a Teheran per consultazioni”. Ad annunciarlo il ministro degli Esteri, Giulio Terzi. La decisione arriva dopo l’assalto contro la sede diplomatica britannica. La decisione di richiamare l’ambasciatore Alberto Bradanini “per consultazioni”, ha spiegato Terzi al termine della riunione dei ministri degli Esteri dell’Ue a Bruxelles, è stata presa “nel convincimento che debba essere mandato un segnale chiaro e condiviso alle autorità iraniane”. “Noi vogliamo sapere quali sono le concrete garanzie di sicurezza per il nostro personale diplomatico – ha affermato il titolare della Farnesina – dopodiché decideremo sulla base di quello che ci dirà il nostro ambasciatore”.


In un incontro con i giornalisti a Bruxelles, Terzi ha poi spiegato che “la discussione sull’Iran si è svolta su due piani distinti: da un lato la reazione all’attacco all’ambasciata britannica, dall’altro la nuova tornata di possibili sanzioni in diversi settori”. Sul primo punto, Terzi ha riferito che tutti i ministri europei hanno avuto “espressioni di generale solidarietà” nei confronti di Londra e di “sdegno” per quello che ha definito “un crimine”, vale a dire la violazione della convenzione di Vienna sull’immunità diplomatica. Da qui la decisione di alcuni Paesi di richiamare i propri ambasciatori, come hanno fatto Francia, Germania e Olanda, oltre alla Gran Bretagna, “un gesto significativo nei confronti delle autorità iraniane di quanta sia la preoccupazione per il clima che si è venuto a creare intorno alle ambasciate”, ha sottolineato Terzi, escludendo che sul tavolo della riunione di ieri ci fosse l’opzione di un ritiro di tutti gli ambasciatori europei a Teheran e che quindi l’Ue si fosse divisa su questo.


Quanto alle sanzioni sul programma nucleare di Teheran, il ministro ha confermato che ci sarà “una nuova tornata” di misure restrittive “in diversi settori, che saranno poi valutate in sede tecnica”, nel convincimento che sia “necessario accrescere la pressione sull’economia iraniana per convincere la dirigenza che la strada del dialogo è l’unica possibile”.