Manovra, Monti: «L’Italia non fallirà»

ROMA – Mario Monti non fa in tempo a festeggiare l’ottima accoglienza ricevuta sui mercati dal suo ‘decreto salva-Italia’ che già si trova ad affrontare il nodo del passaggio parlamentare. E mentre i sindacati annunciano scioperi e persino la Chiesa bacchetta la manovra, il presidente del Consiglio, stretto fra i partiti che mugugnano e chiedono ‘aggiustamenti’ e l’esigenza di votare al più presto delle misure che evitano all’Italia di ”crollare” come la Grecia, si trova costretto a una nuova mediazione. E starebbe valutando di accettare alcuni piccoli miglioramenti, aggiustamenti, a condizione che non stravolgano l’impianto della manovra che deve necessariamente essere adottata così com’è. Possibile quindi che alla fine ‘qualcosina’ la conceda su indicazione di un lavoro di coordinamento tra i partiti che sostengono l’Esecutivo. Magari seguendo la strategia fin quì osservata: accontentare (o scontentare) tutti in egual misura.


La giornata inizia bene per Monti: incassa in primo luogo la promozione dei mercati (la borsa schizza in alto e lo spread sprofonda); poi quella dei giornali stranieri (che inneggiano alla manovra di ”austerità”) ed infine quella del primo ministro olandese (”Alfiere del rigore”, secondo Monti) che parla (come la Merkel) di misure ”impressionanti”. Ma il professore, dalla semplice lettura dei giornali, sa bene che in Italia le ‘lune di miele’ durano poco. E così prosegue nella sua opera di convincimento.


Davanti ai giornalisti stranieri il professore usa toni da allarme rosso: senza il pacchetto, ammonisce con un occhio al Parlamento, ”l’Italia crolla” facendo la fine della Grecia. Pressing che prosegue con maggior veemenza a Montecitorio, prima tappa del ‘tour’ istituzionale di presentazione della manovra. Davanti ai deputati, il premier sottolinea l’urgenza dell’intervento, ammettendo che le misure sono ”dolorose”, ma sottolineando che colpiscono ”tutti” in egual misura. Ma torna soprattutto a sottolineare l’ineluttabilità della manovra: l’unica alternativa, spiega, è il ”baratro” di una crisi che insieme all’Italia rischia di trascinare ”nell’abisso” l’intera Eurolandia.


Con l’adozione del pacchetto (che in questa fase, dunque, può ben chiamarsi ”salva-Europa”), invece, l’Italia eviterà di ”fallire” e avrà ”maggior forze e credibilità” in Europa. Ricorda l’andamento dello spread e sottolinea che i ”forti sacrifici” saranno comunque ”temporanei”. Perchè tirare la cinghia ora significa crescere di più domani.


In Aula, Lega a parte, riceve solo applausi. Ma i giudizi dei partiti fuori dall’Emiciclo sono decisamente più freddi. Silvio Berlusconi assicura che il Pdl sosterrà lealmente il governo, ma precisa che alcune misure non lo convincono e che se Monti vuole evitare trappole in Parlamento farebbe bene a porre la fiducia. Pierluigi Bersani, dal canto suo, mostra insofferenza sulle pensioni e chiede che ”l’approccio” sia meno duro. Insomma, per il Pd, ”ci sono ancora passi da fare”. Persino Pier Ferdinando Casini, per una volta d’accordo con il Cavaliere, riconosce che senza fiducia difficilmente il decreto supererà le forche caudine dell’Aula. Sul fronte del ‘no’ alla manovra, insieme a Umberto Bossi, si schierano Antonio Di Pietro (Idv) e Nichi Vendola (Sinistra e Libertà). Ma sono ‘niet’ annunciati.