Vertice Ue, Clegg vs Cameron: “No all’isolamento”

LONDRA – Il grande ‘slam’ a Bruxelles di David Cameron si sta velocemente trasformando in una vittoria di Pirro. I Liberal-Democratici, partner di governo dei Conservatori, hanno infatti dissotterrato l’ascia di guerra e hanno sparato ad alzo zero contro il premier. Il leader Nick Clegg è furioso: “è stata una cattiva decisione, sono profondamente amareggiato” ha detto in TV.

La tensione è insomma alle stelle. Anche perché gli ultras Tory adesso sono su di giri e puntano al jackpot: il referendum sull’UE. Il veto di Cameron ha infatti risvegliato il mai sopito euroscetticismo di una parte – consistente – del partito. La retorica dilaga. La stampa di destra batte il tasto sullo spirito ‘bulldog’ della Gran Bretagna e osanna la scelta presa dal primo ministro.

La mossa, quanto meno dal punto di vista dell’immagine, sembra d’altra parte aver pagato. Stando a un sondaggio pubblicato dal Mail On Sunday oltre il 60% dei britannici crede che David Cameron abbia fatto bene al summit e il 48% ritiene che ora sia il caso di uscire dall’UE. La vasta maggioranza – il 66% – vuole comunque un referendum per poter dire la sua sulla relazione che il Paese ha con l’Europa. Le buone notizie, per il premier, finiscono però qui. Cameron dovrà riferire ai Comuni e l’appuntamento si prevede infuocato. I laburisti sono scatenati. La fazione pro UE dei Tory – minoritaria ma agguerrita – ha sguainato le spade. Il premier si troverà poi a sedere al fianco del suo vice, protagonista di un’intervista al vetriolo con la BBC.

E le contraddizioni della coalizione di governo emergeranno in tutta la loro potenza. Clegg ha infatti detto chiaramente che non c’è nulla da gioire per la deriva “al centro dell’Atlantico” imposta dal primo ministro al Paese. “Temo l’isolamento e la marginalizzazione”. Ecco allora perché, ha assicurato, farà “tutto il possibile” per far sì che questa “battuta d’arresto” non diventi una “divisione permanente”. E siccome chi di veto ferisce di veto perisce, il leader dei Lib-Dem ha messo in chiaro che combatterà “con le unghie e con i denti” per evitare che la Gran Bretagna “esca dall’UE”. Via i guanti, dunque. Clegg infatti non è il solo ad alzare i toni.

Lord Oakeshott, un peso massimo dei Lib-Dem, ha dichiarato apertamente che Cameron non aveva ricevuto nessun mandato per usare il veto (una prima assoluta nella storia della Gran Bretagna). “Ha avvisato Clegg a cose fatte; si tratta di un dietrofront unilaterale che noi non possiamo accettare”, ha tuonato. La coalizione, ha precisato, rischia di saltare. Su questo punto, va detto, Clegg è stato però inequivocabile: una crisi di governo si trasformerebbe in “un disastro economico in un momento di grande incertezza”. Separati in casa, insomma. Ma per quanto ancora? Per i Lib-Dem infatti si “deve tornare al tavolo dei negoziati”.

Il ragionamento incassa il favore del Labour. “Sono d’accordo con Nick Clegg: usare il veto è stata una cattiva decisione” ha detto il segretario Ed Miliband. “David Cameron ha gestito male i negoziati. E il motivo non era per proteggere la City ma per ragioni di partito. L’ala euroscettica dei Tory ha di fatto preso il sopravvento”. Cameron, per i laburisti, si sarebbe dunque macchiato del supremo peccato mortale per un primo ministro: compiere una scelta storica non per il bene della nazione ma per banali interessi di bottega.